Teatro della Pergola: ‘Il Tartufo’, torna la coppia comica Eros Pagni Tullio Solenghi

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1 LOW – Pagni e Solenghi – Il Tartufo _ ph. Ansaldi

da
martedì 7 a venerdì 17 aprile, Teatro della Pergola

martedì – sabato ore 20.45

domenica ore 15.45

lunedì riposo

Teatro Stabile di Genova

EROS PAGNI
TULLIO SOLENGHI

IL
TARTUFO

diMolière

conMarco Avogadro, Massimo Cagnina, Alberto Giusta, Barbara Moselli, Pier
Luigi Pasino, Mariangeles Torres, Antonio Zavatteri, Gennaro Apicella,
Elisabetta Mazzullo

regiaMarco Sciaccaluga

scena e costumiCatherine Rankl

musicheAndrea Nicolini

luciSandro Sussi

versione italianaValerio Magrelli

Durata: 2h e 40’, con intervallo

Da martedì
alla Pergola l’insostituibile testo tragicomico del repertorio teatrale di
tutti i tempi, Il Tartufo di Molière.
Un classico eterno interpretato dai ‘ragazzi irresistibili’ Eros Pagni e Tullio
Solenghi, nella versione italiana appositamente commissionata a Valerio
Magrelli, regia di Marco Sciaccaluga. Un ‘giallo’ della coscienza, punteggiato
da ‘delitti’ contro la logica e la dignità, che, nel divenire di scene
caratterizzate da grande comicità, costruisce con implacabile determinazione un
sorprendente lieto fine.

Giovedì 9
aprile, ore 18, Tullio Solenghi e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordina
Matteo Brighenti.

Storia
del falso devoto raccattato sui gradini di una chiesa da un ricco borghese e da
questo portato a insediarsi da padrone nella sua famiglia, Il Tartufo è una commedia travolgente che, come ricordava già
Voltaire, fu giudicata a suo tempo opera scandalosa per essere poi ben presto
interpretata come una lezione di morale. Dopo il successo della passata
stagione con I ragazzi irresistibili
di Neil Simon la coppia comica Eros Pagni, nel ruolo di Orgon, e Tullio
Solenghi, in quello di Tartufo, affronta il capolavoro di Molière, nella nuova
versione italiana di Valerio Magrelli, che rispetta l’omogeneità del metro originale
del testo in alessandrini (versi francesi di dodici sillabe) a rime baciate.
Per il regista Marco Sciaccaluga non si tratta di distinguere il bene dal male,
il vero dal falso, ma solo di sapere come andranno le cose, dopo che Orgon ha
scelto di guarire dai suoi sensi di colpa, portandosi a casa un pericoloso
avventuriero. Eros Pagni presenta con eleganza stilistica ed espressiva un
Orgon umano, finemente ingenuo, fino alla scoperta della verità, che sente con
drammatica disperazione attraverso intensi e delicati momenti di tristezza
quasi indifesa.

“Orgon vive un rapporto famigliare abbastanza gretto,
povero di valori, altrimenti questa sorta di innamoramento per Tartufo non sarebbe
mai potuto nascere”, ragiona Eros Pagni, “se Orgon si mette alle dipendenze di
Tartufo, significa che lui non è in possesso di quell’amore e di quell’affetto
che dovrebbero contraddistinguere uno sposo e un padre di famiglia. L’ambiente
in cui vive è privo di valori e di sostanza, dunque il terreno appare fertile a
un individuo come Tartufo. Comunque Orgon è un personaggio tutto da scoprire e
all’epoca veniva interpretato dallo stesso Molière.”

Tartufo è un avventuriero, che si serve della religione
nello stesso modo in cui oggi si può fare della politica o della finanza. È un
uomo primordiale, cui interessano solo il denaro, il mangiare e il sesso. Un
miserabile che ha la fortuna di incontrare un povero pazzo, travolto dai sensi
di colpa e dai complessi di inferiorità davanti a una società che sta
cambiando.

“Tartufo è forse l’ipocrita più famoso nella storia
del teatro”, interviene Solenghi, “si insinua all’interno della quiete
quotidiana di una famiglia dell’alta borghesia, plagiando il padrone di casa
che crede, tramite l’intercessione di Tartufo, di assicurarsi il Paradiso e la
beatitudine quando non sarà più su questa Terra. Il mio personaggio ne
approfitta per sottrargli la casa, sedurgli la moglie e addirittura sposarne la
figlia.”

La scena di apertura imprime alla messinscena un
sigillo cupo, irreale, quasi di plasticità espressionistica. Gli attori,
immortalati in pose mostruose e quasi spettrali mentre consumano una strana
situazione conviviale, sono illuminati da una serie di lampi. Di seguito la
scena modellata da Catherine Rankl si svela nella sua bellezza figurativa: il
salone di una ricca dimora borghese con affreschi e arazzi di mitologie di
gusti classicheggiante che ricordano il Giudizio Universale dipinto da
Michelangelo nella Cappella Sistina. Poi si anima il raffinato e crudele gioco
comico di Molière. Il motore narrativo fa leva sulle conseguenze nefaste cui
‘l’innamoramento’ di Orgon per Tartufo sta conducendo la sua famiglia e le vie
attraverso le quali la falsità del nuovo venuto può essere scoperta. Alle
valutazioni fortemente negative della moglie Elmire, del figlio, la figlia, il
cognato e la dama di compagnia, si contrappone la stima di Orgon e della madre.
Il mascalzone sarà smascherato attraverso una serie di avvincenti e gustosi
passaggi, che culminano nel tentativo di Tartufo di sedurre la bella Elmire. Tullio
Solenghi indossa con maestria la maschera del falso, con quell’arroganza e
protervia che lo fanno assomigliare a un uomo del nostro tempo. Sorprendono,
inoltre, i suoi momenti scuri e malinconici nella parte finale dello
spettacolo.

“Personalmente è una bella sfida perché non sono
abituato a interpretare personaggi come Tartufo”, commenta Solenghi, “si tratta
di un ruolo all’inizio piuttosto grottesco e comico, ma nel finale si smaschera
l’individuo per quello che veramente è: emerge l’anima nera di Tartufo, tutta
la sua nefandezza, e il colpo di scena diventa ancora più forte. Il pubblico
riceve come un pugno allo stomaco, soprattutto perché non è abituato a vedere un
attore come me agire in toni così demoniaci.”

La verità sta con evidenza tutta da una parte, ma
l’arte di Molière ci costringe a ridere del fatto che non basta vedere per non essere
ciechi, costruendo il ridicolo proprio sullo scarto tra il pensiero e l’azione.
Non c’è dialettica interna in questa commedia: c’è solo ciò che vi accade, la
determinazione con cui il drammaturgo francese porta una situazione sino alle
estreme conseguenze.

“La comicità scaturisce sempre dalla tragedia”,
conclude Pagni, “l’autore ci dice che Tartufo è una commedia, più precisamente
una tragicommedia. Ricordiamoci che nella prima stesura dell’opera a vincere
era Tartufo, l’incarnazione della malvagità, mentre Orgon soccombeva andando in
galera. A causa dell’intervento del Re, Molière fu costretto a cambiare il
finale e la storia è diventata quella che conosciamo, con la sconfitta di
Tartufo.”

Il Tartufosi sviluppa così in modo dinamico, muove gli attori
con equilibrato realismo, accorda a gesti e movimenti un ritmo calibrato e contenuto
nelle forme della comicità ragionata, capace di alimentare pensieri e
riflessioni.

Interviste
a Eros Pagni e Tullio Solenghi

diAngela Consagra tratte
da
‘Pergola in sala’

Eros Pagni

Ci descrive
Orgon, il suo personaggio?

“È un signore molto facoltoso, che si trova a vivere
un rapporto di sudditanza psicologica nei confronti di questo falso devoto
detto Tartufo. Una figura, quest’ultima, che con abilità e direi anche
intelligenza si impossessa dei beni di Orgon: gli averi, gli affetti, in una
parola la sua vita. Purtroppo Orgon vede in Tartufo il suo Dio, un punto di
riferimento e ne resta totalmente plagiato. Non si rende conto che Tartufo sta
portando alla rovina la sua famiglia.”

Ma che
cos’è ad attrarre Orgon verso Tartufo?

“Orgon vive un rapporto famigliare abbastanza gretto,
povero di valori, altrimenti questa sorta di innamoramento per Tartufo non sarebbe
mai potuto nascere. Se Orgon si mette alle dipendenze di Tartufo, significa che
lui non è in possesso di quell’amore e di quell’affetto che dovrebbero
contraddistinguere uno sposo e un padre di famiglia. L’ambiente in cui vive è
privo di valori e di sostanza, dunque il terreno appare fertile a un individuo
come Tartufo. Comunque Orgon è un personaggio tutto da scoprire e all’epoca veniva
interpretato dallo stesso Molière, è un uomo vulnerabile, che si presta a
svariate interpretazioni. Vive come imbambolato, con una confusione perenne
nella testa che non gli permette di giudicare con lucidità ciò che gli accade
intorno.”

Per quanto
riguarda il tono che caratterizza lo spettacolo, la comicità si intreccia con
gli elementi più drammatici?

“La comicità scaturisce sempre dalla tragedia.
L’autore ci dice che Tartufo è una commedia, più precisamente una
tragicommedia. Ricordiamoci che nella prima stesura dell’opera a vincere era
Tartufo, l’incarnazione della malvagità, mentre Orgon soccombeva andando in
galera. A causa dell’intervento del Re, Molière fu costretto a cambiare il
finale e la storia è diventata quella che conosciamo, con la sconfitta di
Tartufo.”

Le parole
di Molière in che modo arrivano allo spettatore di oggi?

“Molière ci insegna che bisogna avere il coraggio di
prendere la realtà per quello che veramente è, con discernimento e con la
capacità di giudicare obiettivamente ciò che ci circonda. Non dobbiamo
lasciarci manipolare o condizionare da falsi messaggi. È questo tipo di
riflessione, che ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno, a rendere Molière un
autore ancora attuale.”

Tullio Solenghi

Tartufo, il
suo personaggio, chi è?

“Tartufo è forse l’ipocrita più famoso nella storia
del teatro: un uomo che predica bene e razzola male, se così si può dire.
Afferma di essere in contatto con il Cielo, di agire in nome del divino, mentre
è soltanto un grande approfittatore. È una sorta di demone, ma che si mostra
come un devoto, un vero religioso: una persona che addirittura fa coprire con
un fazzoletto il decolté della serva di casa perché non vuol cadere in
tentazione… Tartufo si insinua all’interno della quiete quotidiana di una famiglia
dell’alta borghesia, plagiando il padrone di casa che crede, tramite
l’intercessione di Tartufo, di assicurarsi il Paradiso e la beatitudine quando
non sarà più su questa Terra. Il mio personaggio ne approfitta per sottrargli
la casa, sedurgli la moglie e addirittura sposarne la figlia.”

Per un
attore che sfida è rappresentare un personaggio così fortemente negativo?

“Personalmente è una bella sfida perché non sono
abituato a interpretare personaggi come Tartufo; si tratta di un ruolo
all’inizio piuttosto grottesco e comico, ma nel finale si smaschera l’individuo
per quello che veramente è: emerge l’anima nera di Tartufo, tutta la sua
nefandezza, e il colpo di scena diventa ancora più forte. Il pubblico riceve
come un pugno allo stomaco, soprattutto perché non è abituato a vedere un
attore come me agire in toni così demoniaci.”

La
traduzione di Valerio Magrelli che impronta dà allo spettacolo?

“È una traduzione meravigliosa, anche se all’inizio
noi attori avevamo un po’ di tremori ad affrontare questo tipo di linguaggio:
una traduzione non soltanto in rima, ma addirittura in versi: l’alessandrino è
micidiale! La nostra sfida è stata quella di riuscire a trasmettere comunque
naturalezza al pubblico, proprio attraverso alla recitazione.”

Le parole
di Molière in che modo arrivano allo spettatore di oggi?

“I grandi autori, i classici, sono sempre trasversali
nel messaggio che comunicano. In particolare il personaggio di Tartufo, ai
tempi di Molière, veniva identificato con quelle figure che costituivano la
corte corrotta di Luigi XIV: tutta la nobiltà dell’epoca e il clero. Oggi il
messaggio di Tartufo forse può migrare nel campo della politica: la corruzione
in Italia è un cancro che non si riesce a estirpare. Ecco che la lezione di
Molière è più attuale che mai.”

BIGLIETTI

Prezzi

INTERI

€ 32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● €
16,00 GALLERIA

Ridotti (escluso domenica)

OVER 60

€ 28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● €
14,00 GALLERIA

UNDER 26

€ 20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● €
12,00 GALLERIA

SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e
mercoledì)

€ 25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● €
13,00 GALLERIA

BIGLIETTERIA

Teatro della Pergola, via della Pergola 18,
055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.

Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.

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e tramite la App del Teatro della Pergola.

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