Salvatori: THANK YOU MILANO – Dal 13 febbraio al 27 marzo.2015@expo2015

Da
Salvatori, una Milano inusuale vista con gli occhi di Nora De Cicco e Angelo
Micheli con l’inedito allestimento di DIMOREGALLERY

Siamo lieti di
ospitare Thank you Milano, mostra di Nora De Cicco e Angelo Micheli – entrambi
architetti dello Studio De Lucchi – per celebrare la diversità della città. Il
progetto si compone di una serie di “mappe” che ritraggono Milano, non solo
attraverso i suoi edifici e luoghi, ma anche attraverso i volti dei pendolari
che percorrono la città ogni giorno.


Per
rafforzare la milanesità, la presenza di DIMOREGALLERY che, nello spazio
Salvatori, rende omaggio  ad una città rigorosa e borghese raccontata dalla
memoria  di Zanuso e Caccia Dominioni,  dalle contaminazioni del design nord
europeo ormai  ( anch’esse )  radicate nel tessuto urbano  e nella sua storia,
di cui  Emiliano Salci e Britt Moran fondatori di DIMORESTUDIO si fanno
interpreti.

Vi aspettiamo nel nostro showroom in via Solferino 11 a
Milano dal 13 febbraio alle ore 18:30.

La
mostra rimarrà allestita fino al 27 marzo.

Mappe
sentimentali

Gianni
Biondillo

La realtà esiste solo se viene raccontata. Siamo animali
sociali, se non condividiamo il mondo con chi ci sta affianco ci sentiamo
esclusi, alienati. Raccontare la realtà non significa necessariamente
descriverla attraverso le parole, si può narrare con una fotografia, con un
disegno, con una melodia, con un oggetto. Giovanni Michelucci diceva che creare
una forma è il modo che l’uomo ha di comunicare tacendo. Questo fanno gli
architetti: comunicano attraverso le forme. Sempre.

Angelo Micheli, cremonese, e Nora De Cicco, napoletana, hanno
deciso di rendere un omaggio a Milano, di raccontarla. E, da architetti, lo
hanno fatto attraverso delle forme.

Pochi amano questa città come chi ci è arrivato da adulto. Si
sceglie d’essere milanesi, è come se averla raggiunta, averla conquistata,
significhi averla compresa per davvero, messa a fuoco alla distanza, più ancora
di chi c’è nato, che la dà troppo spesso per evidente, scontata, prevedibile.

Se un architetto racconta una città inevitabilmente disegna
delle mappe. Che non sono necessariamente quelle scientifiche del geografo. Non
ostante il côté
tecnico, nel petto di ogni architetto pulsa un animo d’artista. Se mappe devono
essere che siano mappe sentimentali.

Ciò che raccontano i lavori di De Cicco e Micheli è la
relazione sentimentale, affettiva che hanno con questa città, niente quindi che
possa essere misurato con un approccio quantitativo.

La città disegnata da Nora De Cicco non ha le proporzioni, la
scala, la logica di una mappa così come la intendiamo generalmente. Il tratto
ricorda quello Saul Steinberg – architetto anch’esso -, infantile solo
all’apparenza. Le sue mappe sono, piuttosto, il racconto di derive continue,
fra effettivi camminamenti e digressioni della memoria, nei luoghi necessari
che costituiscono il suo senso di cittadinanza, di appartenenza a questa città.

Derive, dicevo. Mappe che assomigliano a quelle dei
situazionisti francesi. Dove non bisogna orientarsi ma perdersi – attività fra
le più complicate in una metropoli, come ci ricorda Benjamin. Perdersi, cioè,
nel riflesso di se stessi. Questo in fondo, vuol dirci il timbro dell’Ordine
che Nora De Cicco stampa al contrario su ogni tavola. I disegni che state
guardando sono di un architetto, è vero, ma non sono progetti in senso stretto,
sono il riflesso del mio io, del mio cuore caldo, intimo.

Così riconosciamo i suoi luoghi affettivi, i suoi architetti
feticcio – Gio Ponti, Giovanni Muzio, Vico Magistretti – o, nella profusione di
oggetti trovati “per caso” in giro per la città, i suoi designer e artisti di
riferimento, quelli che l’hanno formata come professionista e come persona –
Bruno Munari, Achille Castiglioni, Fausto Melotti, Michele De Lucchi. E poi c’è
lei, autoironica Venere di Botticelli, ritratta dall’amico  Alberto Stampanoni emergente dalle acque
della fontana di Piazza Gae Aulenti, o in cammino per la città, con un abitino
che è già architettura (e fashion design). Piante, prospetti, sezioni, prospettive,
assonometrie. Architetture moderne, contemporanee, storiche. Il Centro storico,
compulsivamente reiterato, e le periferie, spesso più abbozzate, come terre
ancora da scoprire. Milano. Vista come realtà organica, immaginata alla stregua
della chioma della monumentale quercia rossa di piazza XXV Maggio. Viva e
pulsante.

Ma se quelle di Nora De Cicco sono, con tutte le peculiarità
del caso, evidentemente mappe, come si può dire lo stesso del lavoro di Angelo
Micheli?

Eppure, in modo forse più criptico, sono mappe anch’esse.
Basterebbe guardare i taccuini di Micheli per capire il senso di questa
affermazione. Questi ritratti sono la metafora di un viaggio, quello che ogni
mattina Micheli fa in treno dalla provincia di Cremona a Milano.

Troppo spesso crediamo che il paesaggio sia composto solo di cose,
di orografia, di edifici,  dimenticandoci
così che il colore, il senso di un luogo è fatto, su tutto, dal paesaggio
umano. Da chi quei luoghi li vive, li attraversa. Micheli, antropologo
sentimentale, ogni mattina appunta il carattere di un viaggiatore, suo simile,
suo compagno di ventura. È una sorta di performance quella che intraprende, con
regole ben precise: il tempo limite del trasbordo – è per questo che spesso i
ritratti restano incompiuti – e la decisione di ritrarre solo i viaggiatori che
stanno leggendo, assorti. Trovare cioè in ogni viaggio fisico il viaggio
mentale che ogni lettura ci dà. E perciò trovarne l’omologia, la somiglianza.

Mai come in questo caso vale il concetto che assomigliamo a
ciò che leggiamo, ne siamo l’evidente riflesso. Micheli appunta sul taccuino
sia il volto che la lettura. Poi, giunto a destinazione, riproduce in tavole
più grandi il viso abbozzato e lo completa, come un mosaicista pop, con i
ritagli dei libri o delle riviste che il suo ignaro compagno di viaggio stava
leggendo. La sovrapposizione diventa il modo di esplicitare sui tratti del
volto il viaggio interiore che lo sconosciuto stava facendo. Sconosciuto eppure
compagno di viaggio, perduto ogni mattina giunto a destinazione e ritrovato,
molto spesso, la mattina appresso. Abitanti tutti della stessa metropoli.

Quella così tanto amata da Nora De Cicco e da Angelo Micheli.
E da tutti noi.

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