INTERVISTA A BEBE VIO SULLA RIVISTA ROLLING STONE DI APRILE 2017 @RollingStone @VioBebe

Cosa c’entra Bebe Vio – una ragazza di 20 anni che non fa musica – in copertina su Rolling Stone? Una persona che ha vinto le guerre che ha vinto lei, che ha l’energia che sprigiona lei, che «nel mio vocabolario la parola impossibile non esiste» (lo ha detto alle bodyguard che volevano impedirle di farsi un selfie con Obama), c’entra moltissimo. C’entra quanto Chris Martin, Mick Jagger, Beyoncé, Kendrick Lamar o chiunque meriti la copertina di Rolling Stone.
Ma, soprattutto, Bebe Vio c’entra per quel VACCINATEVI! strillato in copertina: aveva 11 anni quando i genitori chiesero al pediatra se fosse il caso di vaccinarla contro la meningite e lui rispose di lasciar perdere. Un anno dopo Bebe si ammalò della forma più grave e spietata, in ospedale lottò per 104 giorni contro la morte: vinse, ma perse gli avambracci e le gambe. Non sarebbe accaduto se quel pediatra, un anno prima, avesse detto: «vaccinatela». Quella delle vaccinazioni, in Italia, oggi è una vera battaglia civile. Con Bebe Vio Rolling Stone prende posizione, chiara e netta. Perché le battaglie civili importanti sono nel DNA di questo giornale. A Rolling Stone, che le dedica la copertina – in edicola dall’11 aprile, fotografata da Giovanni Gastel, con abiti Dior realizzati in esclusiva per lei da Maria Grazia Chiuri – Bebe si racconta senza peli sulla lingua. Quanto ti ha aiutato l’agonismo nei momenti difficili? “Tanto, per me il letto era come la pedana della scherma, hai tre minuti per vincere un assalto, hai tre mesi per uscire dall’ospedale: stessa cosa. Quando sono andata al centro protesi, la lotta era riuscire a camminare meglio del vecchietto accanto a me. Mi auto creavo delle sfide, mi dissero: “Starai qui sei mesi”. Mi sono detta: “Entro due devo uscire”, e ho vinto io”. Quanto ti fa arrabbiare la gente che parla a sproposito contro i vaccini? “Tantissimo. Mi fa arrabbiare che la gente si informi dagli articoli su Facebook e non da fonti vere, che creda alle dicerie più che ai medici. Io con la mia vitalità sembro una deficiente, ma il 95% delle persone che hanno avuto quello che ho avuto io muoiono, gli altri restano distrutti e depressi. Io so quanto hanno sofferto i miei genitori. Per questo dico a ogni mamma: fai il vaccino a tuo figlio, non per lui, ma per te stessa. Vuoi veramente soffrire così tanto? Se la popolazione fosse vaccinata, la meningite sarebbe debellata. Come si fa a non volerlo? Come?” Fai una lista di cose che vuoi fare prima di compiere trent’anni? “Vincere l’oro a Tokyo, sia individuale sia a squadre, vorrei creare il para pentathlon, andare ai Giochi nel 2024 e portare a Milano quelli 2028, facendo parte del comitato organizzativo. E sono seria quando dico che a ottobre 2028 voglio candidarmi come presidente del CONI e unire le federazioni olimpica e paralimpica, come già succede nella scherma. Dovrebbe essere così per tutti gli sport, Totti dovrebbe allenarsi ogni tanto con la nazionale calcio amputati”. Malagò, attuale presidente del CONI, che cosa pensa della tua candidatura? “Mi chiama già presidente, mi chiede: “Bebe, quanti anni mi dai?”, e io gli rispondo: “Scalda la poltrona che arrivo”. Ah, e vorrei anche diventare il capo di Sky Sport”. Tutti sogni di lavoro, e la vita privata? “So solo che vorrei adottare dei bambini, che ne so, uno nero, uno cinese, uno amputato. Mi piacciono i bambini, so quanto nella vita conti avere una famiglia che funziona bene e vorrei dare loro questa opportunità”. Ti ferisce la gente cattiva sui social? “Non mi faccio problemi. Nemmeno le patatine e la Nutella piacciono a tutti. Gli hater mi fanno capire quanto sono diventata una persona normale e non una persona con una disabilità, perché un disabile non l’offenderesti mai come offendono me. Poi, se uno mi insulta perché dico “vaccinatevi”, io purtroppo la cura per l’ignoranza non ce l’ho”. Bebe, se esistesse un pulsante per cancellare la tua meningite, lo premeresti? “No, io sto bene così. Ma faccio queste battaglie perché penso agli altri”.
Bebe Vio è nata a Venezia e vive a Mogliano Veneto. Campionessa paralimpica e mondiale di fioretto individuale, quando lo scorso mese ha compiuto 20 anni è andata a vivere da sola a Treviso, dove lavora per Fabrica, la “fucina creativa” del gruppo Benetton.

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