ULDERICO PESCE AL TEATRO TOR BELLA MONACA

PER LA PRIMA VOLTA IN SCENA L’ANTOLOGIA DELLE OPERE DI ULDERICO PESCE.
DAL 14 AL 18 APRILE  AL TEATRO TOR BELLA MONACA OGNI SERA UN SPETTACOLO DIVERSO:  “STORIE DI SCORIE”, “FIATO SUL COLLO”, “ASSO DI MONNEZZA”, “L’INNAFFIATORE DEL CERVELLO DI PASSANNANTE” E “MORO”

Ulderico Pesce approda sul palcoscenico del Teatro Tor Bella Monaca con un’Antologia delle sue opere di teatro civile, presentando per la prima volta una vera e propria Rassegna dei suoi spettacoli, da martedì 14 a sabato 18, uno differente per sera.
Si comincia  martedì 14 aprile (alle ore 21) con “Storie di Scorie”, testo che ricostruisce l’avvento dell’industria nucleare italiana, il pericolo che ancora oggi rappresenta e le modalità tecniche del funzionamento di una centrale atomica. Il testo, Premio Nazionale Legambiente 2005, Premio Franco Enriquez 2008 e Premio Nazionale Calandra 2008,  racconta la vita di Nicola, figlio di un contadino del Metapontino, in provincia di Matera, che per tutta la vita ha lavorato la terra. Il figlio Nicola, invece, lavora come addetto alle pulizie nel deposito nucleare della Trisaia di Rotondella, a due passi dalla masseria di famiglia dove, negli anni ’60, arrivarono 84 barre di uranio radioattivo provenienti dagli USA delle quali 64 sono ancora conservate nel deposito lucano, altre riprocessate, altre ancora sono stoccate nel deposito nucleare della Casaccia a 25 chilometri a nord-est di Roma. Nicola, avendo scoperto e denunciato incidenti ed illeciti da parte dell’Enea che gestisce il deposito, viene licenziato.
Mercoledì 15 aprile (alle ore 21) sarà la volta di “FIATo sul collo”, testo vincitore del Premio Marisa Fabbri, sezione del Premio Riccione Teatro, 2005. Il testo racconta la vita di Antonio e Angela. Lavorano nello stabilimento lucano della Fiat-Sata di Melfi. Vivono ad Acerenza (PZ) e quando nel 1994 la Fiat seleziona gli operai da assumere attraverso contratti di formazione lavoro, parte il loro ‘sogno americano’: entrare in Fiat ed avere lo stipendio fisso. La realizzazione del sogno li porta al matrimonio, all’acquisto, attraverso mutui bancari, di una piccola casa e di una fiat Punto. È tale l’illusione della raggiunta tranquillità economica che subito mettono al mondo due bambine. La vita quotidiana in fabbrica, però, a poco a poco, trasforma il loro sogno in incubo. Attraverso la loro vita scopriremo cosa significano formule come ‘doppia battuta’: la fatica di 12 notti consecutive di lavoro anche per le donne; ritmi impossibili da sostenere e salari striminziti che provocavano focolai di protesta e conseguenti licenziamenti e provvedimenti disciplinari.
“È difficile che qualcuno oggi si occupi degli operai metalmeccanici, – afferma Ulderico Pesce- di quelli che fabbricano le macchine. La TV e i giornali in genere non si occupano della loro vita, della loro condizione di lavoro che spesso nella storia anche recente d’Italia ha significato ‘schiavitù istituzionalizzata’. Nessuno o pochi si occupano di indagare sui contributi a fondo perduto che la FIAT ha avuto dallo Stato italiano e se quei soldi sono stati gestiti per difendere gli operai e le loro famiglie. Con questo spettacolo ho voluto occuparmi di queste cose.
Strada facendo ho incontrato un gruppo musicale: i Têtes de Bois, che cantano con forza, passione e ironia i temi del Lavoro. Abbiamo deciso di camminare assieme.”

 Giovedì  16 aprile (ore 21) sarà la volta di “Asso di Monnezza”, lo spettacolo di drammatica attualità che racconta i traffici illeciti dei rifiuti urbani e soprattutto di quelli industriali, che attanagliano l’Italia e che fanno arricchire pochi a discapito della salute di molti e dell’ambiente, tanto da far dire che il vero asso nella manica è “quello di monnezza”, vale a dire che l’immondizia smaltita illegalmente offre una grande possibilità di arricchimento.
Il testo è stato scritto in base alla documentazione ufficiale della Magistratura italiana e al Rapporto ecomafie di Legambiente, molte delle indagini citate sono ancora in corso, e nello spettacolo si denunciano i Clan della Camorra che si dedicano a questa fruttuosa attività, i funzionari delle Istituzioni pubbliche coinvolti e i titolari delle ‘finte’ ditte di compost fertilizzante per l’agricoltura che sempre più spesso scaricano rifiuti tossici sulla terra agricola.
“Ho scritto Asso di monnezza  nel 2005 – afferma Ulderico Pesce –  e di ‘monnezza’ se ne parla ancora, sia di quella che produciamo nelle nostre case che di quella che producono le industrie. Entrambe dovrebbero essere smaltite attraverso metodologie rigorose ma, nel caso dell’Italia, sempre più spesso si ricorre alla malavita. La stampa si è occupata molto della spazzatura che ha invaso le strade della Campania e della Sicilia, perché l’immondizia era sotto gli occhi di tutti. Io, in Asso di monnezza, mi occupo anche di quella ‘monnezza’ che non si vede, assai pericolosa, prodotta dalle industrie, che viene smaltita nell’ombra. Arsenico, cobalto, fosforo vengono prelevati soprattutto nelle industrie del Nord, che ne producono il 74%, e vengono scaricati nel Centro Sud: sulla terra agricola, nel mare, nei fiumi”.

Venerdì 17 aprile (alle 21) sarà poi in scena “L’innaffiatore del cervello di Passannante”, con  Ulderico Pesce  con la colonna sonora delle Musiche dei Balcani e della tradizione contadina Lucana.
C’era una volta un paese in Lucania che si chiamava Salvia dove era nato un uomo: Giovanni Passannante. Nel 1878 con un coltellino con una lama di quattro dita cercò di uccidere il re Umberto I di Savoia. Condannato a morte la pena gli fu convertita in ergastolo mentre sua madre e i suoi fratelli furono immediatamente internati nel manicomio di Aversa. Passannante fu rinchiuso in una torre sull’isola d’Elba in una cella senza finestre sotto il livello del mare dove fu isolato per dodici anni. Si ammalò, cominciò a cibarsi dei propri escrementi. Anni dopo fu trasferito in un manicomio criminale dove morì nel 1910. Grazie alle teorie del Lombroso al cadavere fu tagliata la testa e il cranio e il cervello trasferiti nel Museo Criminologico di Roma dove sono stati esposti fino al 10 maggio 2007, per essere ‘ammirati’ pagando due euro. Quel paese si chiamava Salvia, ma fu ribattezzato ‘Savoia di Lucania’. Grazie allo spettacolo e al sostegno di pubblico e artisti finalmente la battaglia per la sepoltura dei resti di Giovanni Passannante nel maggio del 2007 è stata vinta e gli è stata data degna sepoltura nel cimitero di Savoia di Lucania.
 A chiudere l’Antologia delle opere di Ulderico Pesce sarà sabato 18 il testo di particolare intensità sui 55 giorni che cambiarono l’Italia, ovvero il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Scritto da Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce, con interventi in video dello stesso Imposimato, lo spettacolo è interpretato e diretto da Ulderico Pesce.  “Non l’hanno ucciso le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi dallo Stato.”

“Un altro spettacolo su Moro? Non se ne può più.” – direte. Avete ragione. Più che di spettacoli sul caso Moro c’è la necessità di sapere la verità sulla sua morte.  Questo nostro lavoro vuole prima di tutto contribuire alla scoperta della verità e alla sua divulgazione. È un po’ altezzoso il fine ma le recenti scoperte e rivelazioni del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, vanno verso la costruzione di una chiara verità: Moro doveva morire”.

TEATRO TOR BELLA MONACA
via Bruno Cirino, all’angolo di viale Duilio Cambellotti con via di Tor Bella Monaca

Info e prenotazioni
Prenotazioni: tel 06 2010579 
Botteghino: feriali ore 18-21.30, festivi ore 15-18.30www.teatrotorbellamonaca.it – www.casadeiteatri.roma.it

Biglietti
intero 10 euro, ridotto 8 euro

Orario Spettacoli
dal martedì al sabato ore 21,00; Domenica ore 17,30