22° FESTIVAL DI MILANO MORTON FELDMAN Percorsi di Musica d’oggi 2013 |
Stagione Sinfonica |
Venerdì 11 ottobre (ore 20),
domenica 13 ottobre (ore 16)
Auditorium
di Milano – Largo Mahler
Orchestra
Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Tetsuji
Honna, direttore
Geneviève Strosser, viola
Morton
Feldman The viola of my life IV
Toru Takemitsu Marginalia
Prima esecuzione italiana
Igor Stravinskij Petruška
Tra gli appuntamenti di spicco del 22° Festival Milano
Musica, il programma in coproduzione con la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di
Milano Giuseppe Verdi, nell’ambito della Stagione Sinfonica 2013-2014, si apre
con The Viola in My life IV, la
composizione più celebre e d’immediato coinvolgimento di Morton Feldman, in due concerti (venerdì 11 ottobre, ore 20 e domenica
13, ore 16), all’Auditorium di
Milano in largo Mahler, con laVerdi diretta da Tetsuji Honna, che aveva già debuttato
al Teatro alla Scala con la Filarmonica per l’inaugurazione del Festival 2009,
e la violista Geneviève Strosser.
In programma, inoltre, la prima esecuzione italiana di Marginalia di Toru Takemitsu e Petruška di
Igor Stravinskij.
A preludio del concerto di venerdì 11 ottobre, alle
ore 18.30, il pianista e musicologo Alfonso Alberti dialogherà con il
pubblico nell’incontro dedicato a Feldman
and the Viola in My Life.
Morton Feldman (1926-1987) compose The Viola in My Life I-IV (1970-71) per
Karen Phillips. Il ciclo consiste in quattro composizioni che
utilizzano la viola con diverse combinazioni strumentali. The Viola in my
life IV (1971) per viola e orchestra fu commissionato dalla Biennale di
Venezia per il Festival del 1971. Scrisse Feldman “….La mia intenzione era di
pensare alla melodia e a frammenti di motivi – un po’ come Robert Rauschemberg
usa la fotografia nella sua pittura – e di sovrapporre questo a un mondo sonoro
statico più caratteristico della mia musica…”.
A distanza di quattro anni dal
Festival dedicato a Toru Takemitsu (1930-1996), Milano Musica presenta, in prima
esecuzione italiana, Marginalia (1976). In questo brano, esempio significativo
della convivenza di due culture, due filosofie, due mondi e tradizioni,
Takemitsu realizza pienamente il sogno di “nuotare in un oceano che non ha né
Oriente né Occidente”.
Il concerto si chiude con una
delle partiture più fortunate di Igor
Stravinskij (1882-1971) Petruška (1911), la storia dell’”immortale
e infelice eroe di tutte le fiere, di tutti i paesi”.
Il concerto,
inserito nel progetto Autunno Americano promosso dal Comune di Milano –
Cultura, è realizzato con il particolare sostegno di Intesa Sanpaolo, sponsor
istituzionale del 22° Festival di Milano Musica.
Info e Biglietteria
Biglietti: Euro
31.00/23.50/18.00/13.00
In vendita presso: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo Largo Gustav Mahler
tel. 02.83389.401/2/3
(orario biglietteria: da martedì a domenica, ore 14.30 – 19.00)
Milano Musica
(presso Biglietteria Teatro alla Scala, Galleria del Sagrato MM Duomo)
tel. 02 861 147 (orario
biglietteria: da lunedì a sabato, ore 12-18)
Milano Musica Tel. 02 20403478
****Alcuni cd in collaborazione tra Milano Musica e l’etichetta discografica Milanese Stradivarius
____________Programma Milano Musica
Morton Feldman (1926-1987)
The Viola in My Life IV (1971) 20’
Toru Takemitsu (1930-1996)
Marginalia (1976) 13’
Prima esecuzione italiana
Igor Stravinskij (1882-1971)
Petruška (1911) 34’
venerdì 11 ottobre 2013, ore 18.30
Feldman e The Viola in My Life
incontro con Alfonso Alberti,
pianista e musicologo
Orchestra Sinfonica di Milano
Giuseppe Verdi
Tetsuji Honna, direttore
Geneviève Strosser, viola
In coproduzione con
FondazioneOrchestra Sinfonica
e Coro Sinfonico diMilano
Giuseppe Verdi
nell’ambito della Stagione Sinfonica 2013-2014
Auditorium di Milano 2
venerdì 11 ottobre 2013, ore 20
domenica 13 ottobre 2013, ore 16
In collaborazione con RAI-RadioTre
(Trasmissione in differita)
in collaborazione con
41
Toru Takemitsu
42
Feldman, Takemitsu, Stravinskij
Morton Feldman scrisse The Viola in My Life I-IV
(1970-71) per Karen Phillips. Il ciclo consiste di
quattro composizioni che utilizzano la viola con diverse
combinazioni strumentali: un ensemble (I e
II), il pianoforte (III), l’orchestra (IV). In una nota
di programma Feldman presenta così l’ultimo pezzo:
«Il disegno compositivo è piuttosto semplice.
Contrariamente alla maggior parte della mia musica,
il ciclo completo The Viola inMy Life I-IV comporta
una notazione convenzionale per quanto riguarda
le altezze e le durate. Avevo bisogno delle
esatte proporzioni temporali sottostanti il graduale
e leggero crescendo caratteristico di tutti i suoni con
la sordina che la viola emette. Questo è l’aspetto
che ha determinato la sequenza ritmica degli eventi.
The Viola in My Life IV fu commissionato dalla
Biennale di Venezia per il Festival del 1971. Si può
descrivere questo pezzo come una traduzione orchestrale
del materiale usato nei tre precedenti pezzi
da camera. La mia intenzione era di pensare alla
melodia e a frammenti di motivi – un po’ come Robert
Rauschenberg usa la fotografia nella sua pittura
– e di sovrapporre questo a un mondo sonoro
statico più caratteristico della mia musica». Le parole
di Feldman toccano alcuni aspetti essenziali: il
ritorno a una precisa determinazione metrica e melodica
come condizione essenziale all’esistere stesso
di oggetti e gesti musicali alla deriva in un tempo
fluttuante; lo statuto di ciclo che implica il riproporsi,
anche nell’ultimo pezzo, di motivi dei brani precedenti;
i crescendo delle note della viola con sordina
intesi quali lievi aperture di prospettiva in una
musica che tende a configurarsi come superficie. La
suggestione incantatoria delle ripetizioni gestuali e
dei ritorni melodici riflette un’atmosfera sospesa
(«Sempre ± = 63.Molto tranquillo. Tutti gli attacchi
al minimo, senza alcun senso di battuta» è
l’indicazione in testa alla partitura, completata l’8
marzo 1971) e la dimensione antilineare e spiraliforme
del tempo sembra dare voce – come si coglie
dal titolo e accade di frequente in Feldman – a
riposte risonanze autobiografiche. La viola, strumento
per sua natura poco appariscente, suona con
la sordina e in modo assolutamente antivirtuosistico:
canta anche, talora, ma più spesso respira, sospira,
sussurra nel variegato ambiente onirico proiettato
dall’orchestra. In questo contesto si staglia il passaggio
in cui, a circa due terzi del pezzo, la viola –
caso unico nel ciclo – toglie la sordina e trascina
l’orchestra in un grande crescendo e poi l’epilogo in
fortissimo suggellato da un accordo del pianoforte e
da due note solistiche. La prima esecuzione avvenne
a Venezia il 16 settembre 1971 con Karen
Phillips alla viola, l’Orchestre Philharmonique de
l’O.R.T.F. e la direzione diMarcello Panni.
Come altri lavori di Toru Takemitsu Marginalia
(1976) trae il titolo da un’opera omonima del poeta
Shūzo Tagikuchi (1970). La partitura orchestrale
(datata luglio-ottobre 1976) manifesta l’elaborata
differenziazione armonica e timbrica acquisita
dallo stile di Takemitsu negli anni Settanta e
sottolineata nelle note per l’esecuzione: «la cosa
più importante in questo pezzo è che tutti gli esecutori
dell’orchestra dovrebbero ascoltarsi gli uni
con gli altri; in modo particolare i legni, gli strumenti
a tastiera, le arpe e le percussioni come in
un complesso da camera». Decisivo, per la concezione
di Marginalia, è l’impiego di due diverse forme
di notazione: come scrive l’autore in testa alla
partitura, «in questo pezzo sono state usate due diverse
notazioni: quella proporzionale indeterminata
e quella convenzionale determinata». La logica
formale dell’opera consiste appunto nell’alternarsi
di sezioni articolate in battute e sezioni in cui la
scansione metrica è sospesa e la durata di ogni frase
è soltanto suggerita: il rapporto tra le due tipologie
di sezione potrebbe corrispondere a quello
tra un testo e il suo commentario. Nelle sezioni
non misurate tendono a prevalere arpe e percussioni
(come nell’episodio di straordinaria suggestione
poco dopo l’inizio, dove vari ‘effetti speciali’
evocano l’immagine sonora «Calma spaziosa –
Specchio d’acqua»), mentre in quelle misurate si
profilano fantasmatiche figure di valzer (che ricordano
La valse o Jeux) condotte prevalentemente
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dalla disposizione in voicings degli archi.
L’enigmatica coesistenza, tipica in Takemitsu, di
sperimentazione modernista e richiami alle tradizioni
(occidentale e orientale) nel segno di una
timbrica e una gestualità strumentale raffinatissima
si alimenta qui di sonorità delicate e poetiche,
increspature, lievitazioni e improvvise eruzioni inscritte
in una temporalità discontinua e ineffabile,
che sembra voler inseguire e catturare il flusso libero
di un sogno. Composta per il 50° anniversario
dell’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione di
Stato Giapponese (Nippon Hōsō Kyōkaiō) la partitura
è dedicata a quest’orchestra e al suo direttore
Hiroyuki Iwaki, che ne realizzarono la prima
esecuzione a Tokyo il 10 ottobre 1976.
Fu grazie all’Oiseau de feu (1910) che Igor Stravinskij
diventò un protagonista della scena musicale parigina
e, dunque, europea.Di lì a poco sarebbero nati
gli spunti per il secondo e il terzo lavoro destinati
ai Ballets Russes, rispettivamente Petruška e Le sacre
du printemps. Nelle Chroniques de ma vie (1935-
36) il compositore racconta che all’origine di Petruška
ci fu un pezzo da concerto per pianoforte, associato
all’immagine di un burattino scatenato: Petruška,
irriverente e malinconico, irascibile e innamorato,
umiliato e soccombente, «l’immortale e infelice
eroe di tutte le fiere, di tutti i paesi». Sergej
Djagilev propose a Stravinskij di ripensare il lavoro
in senso coreografico, coinvolgendo quindi nella stesura
del soggetto Aleksandr Benois. Conservato
l’abbozzo pianistico per il secondo quadro, Stravinskij
completò la partitura tra l’autunno del 1910 e la
primavera del 1911. Il soggetto, che rispecchia gli
ideali di valorizzazione e rinnovamento della tradizione
culturale russa propugnati da Djagilev
nell’ambito del balletto modernista, si caratterizza
per l’intreccio di elementi realistici e fantastici, con la
vicenda di amore e morte delle tre marionette animate
dalla magia del Ciarlatano (Petruška, la Ballerina,
ilMoro) che si profila in primo piano sullo sfondo
della fiera della Settimana grassa
(l’ambientazione è nella San Pietroburgo nel 1830).
Disperatamente innamorato e geloso della Ballerina,
Petruška finisce assassinato dal Moro. Al centro
della concezione teatrale e narrativa si colloca
l’ambiguità inquietante dei tre personaggi principali,
la cui natura è a un tempo marionettistica e umana.
A partire da questi aspetti – il rapporto tra sfondo e
primo piano, la duplice natura dei personaggi principali
– Stravinskij sviluppò una drammaturgia musicale
modernissima, basata sulla molteplicità delle
prospettive e sullo straniamento. S’articolano e coesistono
così diversi piani rappresentativi: anzitutto la
piazza, il fondale che comprende vari spettacoli e situazioni
e, al suo interno, il teatrino del Ciarlatano
dove agiscono le marionette (i due piani s’intersecano
nel quarto quadro, con la morte di Petruška
tra la folla),ma alla fine, quando il fantasma del protagonista
si rivolge al pubblico con uno sberleffo, anche
la sala stessa in cui avviene la rappresentazione.
Ai due piani della piazza e del teatrino, che seguono
una propria struttura temporale, corrispondono tipologie
compositive differenziate: musica sgargiante
sostanziata da effetti spettacolari e dalla citazione di
melodie popolari che riproducono il paesaggio sonoro
della fiera, per la piazza;musica più intima e ricercata,
quasi cameristica per il teatrino. Un rullo di
tamburo segna lo stacco tra i quadri. Il gioco delle
molteplici prospettive genera una forma musicale
per tagli e giustapposizioni connotata da abili tecniche
di montaggio. Tra i tratti stilistici innovativi si
colgono la dissoluzione della regolarità metrica, il
massiccio ricorso all’ostinato, le interferenze tra tonalità
diverse sino alla politonalità (da leggere come
una sorta di moltiplicazione cubista delle dimensioni
tonali), mentre l’orchestrazione si delinea perlopiù a
blocchi, con contrasti timbrici spesso volutamente
duri e grezzi. La prima rappresentazione avvenne il
13 giugno 1911 al Théâtre du Châtelet (coreografie
diMichail Fokin, scene e costumi di Benois, direzione
musicale di Pierre Monteux, Vaslav Nižinskij nel
ruolo del protagonista). I consensi furono entusiastici
e Petruška diventò in breve una delle partiture più
fortunate di Stravinskij.
Cesare Fertonani
Igor Stravinskij
44
Tetsuji Honna
Music Director e Principal
Conductor della Vietnam National
Symphony Orchestra (VNSO), ha
studiato con Michiyoshi Inoue e,
come ospite, all’Orchestra del
Royal Amsterdam Concertgebouw
e alla London Sinfonietta.
Ha diretto numerose orchestre:
Filarmonica della Scala, Orchestra
Sinfonica dell’Emilia-Romagna
“Arturo Toscanini”, Philharmonia
Orchestra di Londra, Filarmonica
di Stato Ungherese, Orchestra
Sinfonica della Radio Ungherese,
Viotti Ensemble, Orchestra da
Camera “La Tempesta” finlandese
e molte Orchestre giapponesi
inclusa la Tokyo Metropolitan
Symphony Orchestra.
Con la VNSO ha compiuto molte
tournée negli Stati Uniti (Carnegie
Hall di New York, Boston
Symphony Hall) nel 2011, e in
Italia al Teatro La Fenice di
Venezia e al Teatro Musicale
Fiorentino nel 2013, oltre a molte
tournée in Giappone.
È stato invitato in numerosi festival
internazionali: Carinthischer
Sommer in Austria, Bartók Festival
a Szombathely (Ungheria), Mostly
Mozart a Tokyo, Seoul in Autumn,
Asian Music Festival di Tokyo,
“Kogakudogen Shingakukyoso”
Modern Music Festival 2007 a
Pechino e Hanoi, Oulunsalo Music
Festival in Finlandia, TOYOTA
Classic in otto diversi Paesi asiatici,
Suntory Summer Festival, Ditto
Festival di Seoul, Karuizawa
International Music Festival, “La
Folle Journée au Japon” con la
VSNO, Académie Internationale
des Nuits Pianistiques (Aix-en-
Provence) e Festival di Milano
Musica, per l’inaugurazione al
Teatro alla Scala nel 2009.
Sulle scene ha diretto Chung
Hyang di Toroku Takagi e Orpheo
of Hiroshima di Yasushi
Akutagawa, Momo di Toshi
Ichiyanagi e Satyricon di Bruno
Maderna, oltre a molte opere di
Mozart.
Permanent Conductor della Osaka
Symphony Orchestra (1995-2001) e
Principal Conductor della Japan
Chamber Orchestra (1993-97), che
esegue soprattutto musica del XX
secolo, Permanent Guest
Conductor della Nagoya
Philharmonic Orchestra (1998-
Geneviève Strosser
Honna Tetsuji (vedi p. 37)
2001), è stato Music Director della
Orchestra Nipponica (2003-10) che
è impegnata soprattutto in lavori
musicali giapponesi contemporanei.
Dal febbraio 2009 è Music Director
e Principal Conductor della
Vietnam National Orchestra di cui
è stato Music Adviser and
Conductor dal 2001.
Il suo palmarès include: nel 1985, il
Secondo Premio della Tokyo
International Music Competition
per la direzione d’orchestra; nel
1990, il Secondo Premio della
Arturo Toscanini International
Competition di Parma; nel 1992, il
Primo Premio e il Premio Bartók
della Budapest International
Conducting Competition; nel 1994,
il Matsumura Prize; nel 1995, il
Nippon Steel Music Award Fresh
Artist; nel 1997, l’Osaka Stage Arts
Encouragement Award; nel 2005, il
Grand Prix del Japan Music Pen
Club; nel 2009, l’Ambassador Price
of Embassy of Japan in Vietnam;
nel 2010, il Vietnamese Composer’s
Association Prize; nel 2011, il
Japanese Foreign Minister’s
Award; nel 2012, il Vietnamese
Cultural Award.
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laVerdi
laVerdi, fondata nel 1993 da
Vladimir Delman e che dalla
stagione 2009/10 vede alla
direzione musicale la cinese Zhang
Xian, si è efficacemente imposta da
anni come una delle più rilevanti
realtà sinfoniche nazionali, in
grado di affrontare un repertorio
che spazia da Bach ai capisaldi del
sinfonismo ottocentesco fino alla
musica del Novecento. Il cartellone
della stagione 2013/14 – la Stagione
del Ventennale – prevede 38
programmi sinfonici da settembre a
giugno, con un’impaginazione in
cui i classici sono affiancati da
pagine meno consuete. Vale la pena
segnalare, tra i numerosi eventi in
calendario per celebrare i 20 anni
dalla fondazione, l’esecuzione
dell’Ottava Sinfonia di Mahler, il
prossimo 23 novembre, con il
ritorno alla guida dell’Orchestra di
Riccardo Chailly, Direttore
Onorario de laVerdi.
Il 6 ottobre 1999 è stata inaugurata,
con la Sinfonia n. 2 Resurrezione
di Mahler diretta da Chailly, la
nuova sede stabile dell’Orchestra,
l’Auditorium di Milano, che per le
sue caratteristiche estetiche,
tecnologiche e acustiche è
considerata una della migliori sale
da concerto italiane.
Altro elemento distintivo
dell’Orchestra è la costituzione,
nell’ottobre 1998, del Coro
Sinfonico di Milano Giuseppe
Verdi, guidato sino alla sua
scomparsa da Romano Gandolfi,
prestigiosa figura della direzione
corale che ha lavorato con i più
grandi direttori d’orchestra e nei
più importanti teatri lirici del
mondo. Il Coro conta attualmente
un centinaio di elementi in grado di
affrontare il grande repertorio
lirico-sinfonico dal Barocco al
Novecento. L’incarico di Maestro
del Coro è ricoperto da Erina
Gambarini.
Ultimo nato nella “scuderia” de
laVerdi è il Coro di Voci bianche
(autunno 2001): ensemble di 50
elementi dagli 8 ai 16 anni, diretto
da Maria Teresa Tramontin, che
nel dicembre 2011 – insieme con
Orchestra e Coro sinfonico – si è
esibito ufficialmente nella Carmen
di Bizet a Muscat, in Oman,
nell’ambito delle celebrazioni per
l’inaugurazione della Royal Opera
House del Sultanato del Golfo.
Orchestra e Coro sono le punte di
diamante di un sistema più ampio,
che fa capo alla Fondazione
Orchestra Sinfonica e Coro
Sinfonico di Milano Giuseppe
Verdi, fondata nel 2002 con lo
scopo di sostenere le attività de
laVerdi, il cui obiettivo
fondamentale è la divulgazione
della musica di qualità sia presso la
propria sede istituzionale sia sul
territorio, ovunque e a qualsiasi
livello. Ecco dunque il fiorire di
alcuni progetti d’eccellenza, a
partire dalle stagioni collaterali di
successo conclamato: dalla
rassegna Crescendo in Musica (10
concerti dedicati ai bambini e ai
loro genitori), al Progetto
Educational rivolto alle scuole; dal
ciclo “laVerdi Barocca” (serie di
concerti di musica del XVII e
XVIII secolo eseguiti da un
ensemble specialistico diretto da
Ruben Jais) alla rassegna
“Domenica mattina con laVerdi”
(10 matinée domenicali ispirate
agli autori italiani del Novecento),
diretta da Giuseppe Grazioli.
Il 2012 ha visto, tra l’altro, il
debutto della stagione estiva de
laVerdi, tra luglio e agosto
all’Auditorium di Milano.
Nel novembre 2012 l’Orchestra,
diretta da Jader Bignamini e con
la partecipazione della violinista
Francesca Dego, è stata
protagonista di una trionfale
tournée in Russia (Mosca e San
Pietroburgo), in occasione dei 40
anni di attività in Russia di Intesa
Sanpaolo. Altra tournée per
laVerdi nel luglio 2013 in
Germania, con la bacchetta di John
Axelrod, Direttore Principale
dell’Orchestra, accompagnata per
l’occasione dal violino di David
Garrett. Infine, il 5 settembre 2013
l’Orchestra, diretta da Zhang Xian,
si è esibita alla Royal Albert Hall di
Londra, nell’ambito dei BBC
Proms. È un onore per laVerdi
ricordare che l’Orchestra sinfonica
si è esibita quattro volte davanti a
Sua Santità Benedetto XVI (due
volte in Sala Nervi in Vaticano).
L’Orchestra ha anche sviluppato
un’intensa attività discografica,
incidendo una trentina di CD. Da
rilevare Verismo con Renée
Fleming, direttore Marco
Armiliato, che ha vinto il Grammy
Award 2010 a Los Angeles come
Miglior performance classica
vocale. A febbraio e giugno 2013
sono usciti per Decca i primi
quattro di sei CD dedicati al
compositore milanese Nino Rota,
Nino Rota Orchestral Works, con
l’Orchestra Sinfonica diretta da
Giuseppe Grazioli.
laVerdi
_______PROGRAMMA
Feldman, Takemitzu e Stravinskij. Tre autori e tre composizioni molto diverse fra loro. Tre tempi diversi, distribuiti in quel secolo breve che chiamiamo Novecento. Ma soprattutto tre mondi diversi. Anzi tre continenti diversi, sia pure comunicanti.
La musica e la personalità di Morton Feldman non possono che nascere e crescere in America, in quel crogiolo di popoli e di idee che è New York negli anni del dopoguerra. C’è voglia di trovare una via alla musica, e all’arte in generale, che sia autonoma rispetto all’Europa, contraria allo strutturalismo, aperta ai timbri d’Oriente, ostile ai ricatti del tempo che scorre, ipnotizzata dal dissolversi delle forme e delle architetture. Con il veterano Cage che predica l’immanenza del caso e i giovani Reich, Riley e Glass che non si stancano di ripetere, ripetere, ripetere. Feldman è in programma con The Viola in My Life (1971), quasi un fantasma di concerto solistico.
Toru Takemitzu sta dall’altra parte degli oceani, in un Giappone che esce industrioso dalla disfatta nucleare. Trova nella musica per il nuovo cinema dei suoi connazionali il luogo per esprimere sonorità sottili e avvolgenti. Conosce bene la delicata musica del suo paese e i valori profondi, pur minimalisti, che la legano ai suoni della natura e allo scorrere delle stagioni. Da sempre ammira l’impressionismo dei francesi e, a ben vedere, i bilanciamenti architettonici occidentali. Riesce a scrivere lavori di ampio respiro, mantenendo dinamiche e circoscrivendo durate. Il suo Marginalia per orchestra è del 1976.
L’avanguardia di Stravinskij è caso noto, con il cubismo di Petrouska (1911) a far da ponte fra la Russia fiabesca dell’Uccello di fuoco (1911) e quella preistorica della Sagra della primavera (1913). Siamo dunque nell’Europa che non immagina la catastrofe militare incombente e che pensa che la rivoluzione (sonora) che viene da Oriente sia solo la curiosa provocazione di un artista eccentrico (Stravinskij) e di un impresario (Diaghilev) in cerca di notorietà.
Tre lavori d’avanguardia, dunque, che stanno nel proprio luogo e nel proprio tempo, che ne conoscono la realtà, e che la riescono a cambiare.
BIOGRAFIE
Tetsuji Honna Direttore
Music Conductor e Principal Conductor della Vietnam National Symphony Orchestra (VNSO), ha studiato con Michiyoshi Inoue e, come ospite, all’Orchestra del Royal Amsterdam Concertgebouw e alla London Sinfonietta. Ha diretto numerose orchestre: Filarmonica della Scala, Orchestra Sinfonica dell’Emilia Romagna “Arturo Toscanini”, Philharmonia Orchestra di Londra, Filarmonica di Stato Ungherese, Orchestra Sinfonica della Radio Ungherese, Viotti Ensemble, Orchestra da Camera “La Tempesta” finlandese e molte Orchestre giapponesi inclusa la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra.
Con la VNSO ha compiuto molte tournée negli Stati Uniti (Carnagie Hall di New York, Boston Symphony Hall) nel 2011, e in Italia al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Musicale Fiorentino nel 2013, oltre a molte tournée in Giappone.
È stato invitato in numerosi festival internazionale: Carintischer Sommer in Austria, Bartók Festival a Szombathely (Ungheria), Mostly Mozart a Tokyo, Seul in Autumn, Asian Music Festival di Tokyo, “Kogakudogen Shingakukyoso” Modern Music Festival 2007 a Pechino e Hanoi, Oulunsalo Music Festival in Finlandia, TOYOTA Classic in otto diversi Paesi asiatici, Suntory Summer Festival, Ditto Festival di Seul, Karunizawa International Music Festival, “La Folle Journée au Japon” con la VSNO, Académie Internationale des Nuits Pianistiques (Aix-en-Provence) e Festival di Milano Musica, per l’inaugurazione al Teatro alla Scala nel 2009. Sulle scene ha diretto Chung Hyang di Toroku Takagi e Orpheo of Hiroshima di Yasushi Akutagawa, Momo di Toshi Ichiyanagi e Satyricon di Bruno Maderna, oltre a molte opere di Mozart. Permanent Conductor della Osaka Symphony Orchestra (1995-2001) e Principal Conductor della Japan Chamber Orchestra (1993-97), che esegue soprattutto musica del XX secolo, Permanent Guest Conductor della Nagoya Philharmonic Orchestra (1998-2001), è stato Music Director dell’Orchestra Nipponica (2203-10) che è impegnata soprattutto in lavori musicali giapponesi contemporanei.
Dal febbraio 2009 è Music Director e Principal Conductor della Vietnam National Orchestra di cui è stato Music Advisor and Conductor dal 2001. Il suo palmarès include: nel 1985, il Secondo Premio della Tokyo International Music Competition per la direzione d’orchestra; nel 1990, il Secondo Premio della Arturo Toscanini International Competition di Parma; nel 1992 il Primo Premio e il Premio Bartók della Budapest International Conducting Competition; nel 1994, il Matsumura Prize; nel 1995, il Nippon Steel Music Award Fresh Artist; nel 1997, l’Osaka Stage Arts Encouragement Award; nel 2005, il Grand Prix del Japan Music Pen Club; nel 2009, l’Ambassador Price of Embassy of Japan in Vietnam; nel 2010, il Vietnamese Composer’s Association Prize; nel 2011, il Japanese Foreign Minister’s Award; nel 2012, il Vietnamese cultural Award.
Geneviève Strosser viola
Ha studiato con Serge Collot e Jean Sulem al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi. Ha poi continuato a tenere corsi di perfezionamento con Nobuko Imai, Bruno Giuranna, Yuri Bashmet, Franco Donatoni e György Kurtág. Il suo repertorio si estende da Bach ai compositori contemporanei, che esegue come solista e musicista da camera nei maggiori festival e sale da concerto internazionali. Si esibisce regolarmente con diversi ensemble di musica contemporanea europei, come Ensemble Intercontemporain, London Sinfonietta, Klangforum Wien, Contrechamps e con importanti orchestre quali Gewandhaus di Lipsia, Hilversum Radio, SWR di Stoccarda, Bayerischerundfunk, Philharmonique de Strasbourg. Fra i suoi partners Gordan Nikolitch, Jean-Guihen Queyras, Muriel Cantoreggi, Antje Weithaas, Felix Renggli.
Ha suonato per dieci anni con la Chamber Orchestra of Europe diretta da Claudio Abbado, Carlo Maria Giulini, Nikolaus Harnoncourt. Ha inoltre fatto parte del quartetto d’archi Vellinger di Londra e dell’Ensemble Modern di Francoforte. Collabora con i compositori Stefano Gervasoni, Heinz Holliger, e Peter Eötvös. Ha suonato in prima esecuzione lavori cameristici e teatrali di Georges Aperghis (Die Hamletmaschine, Commentaires).
Insegna musica da camera al Trinity College of Music di Londra e viola alla Musikhochschule di Basilea.
Ha inciso Viola-Viola di George Benjamin insieme a opere per viola sola di Aperghis (Kairos) e un cd con brani di Holliger, Ligeti, Donatoni, Lachenmann, Scelsi (Aeon).