Biblioteca Nazionale: Gabriele Lavia legge Galileo Galilei‏

7 / 14 / 21 settembre ore 18.00, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Tribuna Dantesca

1 LOW Gabriele Lavia _ ph. Filippo Milani (2)

Fondazione Teatro della Toscana

DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI DEL MONDOLETTURE

ideazione diGiacomo Bisordi

a cura diGabriele Lavia

Durata: 1 ora circa

Gabriele
Lavia legge Galileo Galilei. Lunedì 7 settembre, ore 18, nella Tribuna
Dantesca della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, riecheggerà il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, capolavoro
di scienza e letteratura del fisico, filosofo, astronomo e matematico
pisano. Lavia, insieme con Pietro Biondi e Daniele Biagini, leggerà le
pagine della prima edizione fiorentina del volume, datata 21 febbraio
1632 e conservata nel Fondo Galileiano della Nazionale, che raccoglie
quasi tutti gli autografi esistenti di Galileo e molte sue opere a
stampa.

Altri appuntamenti con la lettura del Dialogo sono previsti lunedì 14 e lunedì 21 settembre.

Tre incontri, tre momenti di avvicinamento a Vita di Galileo di
Bertolt Brecht, lo spettacolo diretto e interpretato da Gabriele Lavia,
e prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana, in coproduzione con
il Teatro Stabile di Torino, che dal 28 ottobre al 12 novembre aprirà la
nuova Stagione del Teatro della Pergola.

“Con Vita di Galileo”, ha affermato il Maestro, “saldo il conto con la mia vita di teatrante”.

“I Discorsi … saranno i fondamenti di una nuova fisica.” Siamo nel finale di Vita di Galileo
di Brecht. Andrea Sarti raccoglie dalle mani di Galilei l’eredità del
suo pensiero, la ricerca di una vita: “È mio proposito esporre una
nuovissima scienza che tratta di un antichissimo argomento. Il moto. Con
l’aiuto di esperimenti ho scoperto alcune sue proprietà che sono degne
di essere conosciute”. Gabriele Lavia porterà in scena Vita di Galileo dal 28 ottobre al 12 novembre alla Pergola, inaugurandone la nuova Stagione, ma intanto lunedì 7 settembre, ore 18, leggerà quei Discorsi ovvero il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo,
l’opera più significativa della produzione galileiana, in bilico tra
narrazione e relazione, tra soggettività e oggettività dello stile,
nella Tribuna Dantesca della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Altri appuntamenti con la lettura del Dialogo sono previsti lunedì 14 e lunedì 21 settembre.

Il
testo, scritto a Firenze e qui stampato il 21 febbraio 1632, recando
l’imprimatur ecclesiastico datato 1630, è dedicato al Gran Duca
Ferdinando de’ Medici (1610-70) figlio di Cosimo II, presso il quale
Galileo nel 1610 aveva cercato e ricevuto accoglienza come “matematico e
filosofo”: questo il ‘copione’, conservato nel Fondo Galileiano della
Nazionale, usato da Gabriele Lavia, al leggìo con Pietro Biondi e
Daniele Biagini.

Il Dialogo, dunque, appare circa 15 anni dopo il decreto del Sant’Uffizio che prescriveva l’insegnamento soltanto ex suppositione
dell’eliocentrismo, che Galileo nell’Introduzione nomina “salutifero
editto”, e ripercorre tutti capi salienti della convinzione copernicana
di Galileo, la sostanza della Luna, i satelliti di Giove, le macchie
solari, la relatività del moto, e (diluite fra gli altri) le maree, con
la contrapposizione sì di tutti gli argomenti portati in contrario dai
sostenitori di sistemi cosmologici geocentrici, ma con indizi più
stringenti della loro maggior plausibilità, conditi da inequivocabili
lezioni di metodo. Nonostante le mille precauzioni, il Dialogo
venne denunciato al Tribunale dell’Inquisizione poco dopo la sua
pubblicazione. A seguito della condanna del suo autore per “veemente
sospetto di eresia” e della sua abiura, l’opera fu proibita e inserita
nell’Indice il 23 agosto 1634, procurando al tipografo Landini ingenti
perdite, delle quali cercò di farsi risarcire da Galileo per vie legali.
La macchina della censura ecclesiastica non aveva funzionato e lo
strumento dell’imprimatur si era rivelato questa volta profilassi
inefficace contro la libera circolazione delle idee.

Gabriele Lavia ha scelto di prestare la sua voce a Galileo perché il Dialogo è, innanzitutto, un’opera teatralmente riuscita, collocata in un tempo (passato) e in un luogo (lontano) reali
della vita di Galilei, e composta da quattro conversazioni
scientifiche, tenute da tre protagonisti in quattro giornate diverse,
nell’elegante e ricco palazzo di Sagredo a Venezia. Nella dinamica del
testo, Salviati è una figura centrale: egli incarna lo stile e la
metodologia del nuovo scienziato e si maschera da “copernichista”;
Simplicio rappresenta la difesa passionale e letterale
dell’aristotelismo e del geocentrismo, nel terrore del “conquasso del
cielo della terra e di tutto l’universo” che l’eliocentrismo può recare;
Sagredo è l’uomo ben dotato e disponibile a farsi convincere dalla
logica e dalla retorica di Salviati. Galileo domina bene il volgare, sa
gestire con abilità le regole del dramma e la dinamica della finzione
nel suo rapporto con la verità.

Lo
scienziato presenta la sua opera come “filosofica”, credendo che le
nuove scienze siano l’ultimo sviluppo della filosofia e non, piuttosto,
un sapere diverso dalla filosofia e non alternativo a essa. L’alto
oggetto della filosofia, ovvero la costituzione dell’universo, viene
presentata al centro di una disputa su una duplice possibilità: i
sistemi del mondo sono almeno due, appunto quello tolemaico e quello
copernicano. Durante il Dialogo si impone progressivamente, e
quasi per sua propria forza, la verità della posizione copernicana,
mentre di contro l’invenzione tolemaica appare sempre più lontana dalla
realtà, sebbene difesa da Simplicio con passione crescente, quasi a dire
che la verità di una teoria si dà indipendentemente dalla foga con cui
la si asserisce o dall’indifferenza con cui la si prende. Proprio qui si
misura, peraltro, la distanza tra il passionale Galileo e
l’indifferente soggetto del sapere scientifico che Galileo stesso
intende presentare. Ma si tratta di un intreccio difficilmente
districabile.

È
notevole che la matematica, classicamente usata in astronomia, diviene
la chiave di scrittura e lettura, ma ancora più notevole è che la
materia terrestre sia descritta al pari dell’etere delle sfere della
cosmologia antica: perfetta, inalterabile, dotata solo di movimento
locale. Avviene così una reale unificazione di astronomia e fisica,
essendo gli astri e la terra conosciuti mediante un unico metodo,
dominati dalle stesse regole del calcolo, retti dalle stesse leggi del
movimento.

Nel Dialogo troviamo quindi al lavoro, teoretico e tecnico, la genesi delle scienze moderne.

BIGLIETTI

Posto unico: 3€

In vendita presso la biglietteria del Teatro della Pergola, via della Pergola 18.

Tel. 055.0763333; e-mail biglietteria@teatrodellapergola.com.

Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.

Domenica chiuso.