la Biennale di Venezia / i Leoni
d’oro alla carriera
dei settori Danza Musica Teatro
della Biennale 2015
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Anne Teresa De Keersmaeker Leone
d’oro alla carriera per la Danza
Georges AperghisLeone d’oro alla
carriera per la Musica
Christoph MarthalerLeone d’oro alla
carriera per il Teatro
Un tris di Leoni per i settori Danza Musica e
Teatro della Biennale di Venezia: sono stati attribuiti
i Leoni d’oro alla carriera alla danzatrice e coreografa belgaAnne
Teresa De Keersmaeker(Danza),al compositore franco-greco Georges Aperghis (Musica) e al regista svizzeroChristoph Marthaler(Teatro). Il riconoscimento ai tre artisti è stato proposto rispettivamente
dal direttore Virgilio Sieni per la Danza, Ivan Fedele per la
Musica e Àlex Rigola per il Teatro, e accolto dal Consiglio di
Amministrazione della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta.
Protagonista
della danza belga ed europea dagli
anni Ottanta, in cui porta l’originale sintesi tra rigore formalistico e
pathos, di cui Rosas danst Rosas è sfolgorante
debutto e spettacolo manifesto, Anne
Teresa de Keersmaeker rappresenta per il direttore Virgilio Sieni “il punto
di congiunzione tra creazione e processi di trasmissione”.
“Il
suo gesto poetico attraverso il corpo – scrive Sieni nella motivazione – ha
reso possibile un travaso significativo tra le culture occidentali nella
comprensione del corpo teatrale come medium
della ricerca linguistica. Elevando lo spazio a tavola del mondo, vi ha
dislocato i corpi di una ricerca che lascia percepire l’apertura dell’uomo a
nuovi luoghi. Si è presa cura della misura e della durata del corpo sonoro
dell’individuo e del danzatore per porlo sulla soglia del Mondo”.
Alla
Biennale Danza la De Keersmaeker aveva portato Rain (2001), facendo danzare i suoi ballerini sotto una pioggia di
corde argentate immersi nella struttura pulsante e circolare di Music for 18 Musicians di Steve Reich.
Punto di riferimento
per il teatro musicale, genere che ha contribuito a rivoluzionare influenzando molti
giovani artisti, il compositore Georges Aperghis secondo il direttore
Ivan Fedele “rinnova radicalmente la pratica musicale integrandola con tutti
gli ingredienti vocali, strumentali, gestuali e scenici trattati in maniera
identica e traslati dall’uno all’altro contesto. Emblematiche, da questo punto
di vista, sono le pièces teatrali Récitations
e Machinations, che si fondano su di
un linguaggio immaginario fatto di combinazioni virtuosistiche di fonemi in una
scrittura veloce che si sviluppa attraverso processi di ripetizione e
accumulazione. Questa scrittura rivela la coscienza profonda che Aperghis ha
della funzione sociale dell’arte, della sua destinazione ad un pubblico che vi
possa trovare elementi efficaci per ricostruirne la forma e coglierne la
poetica attraverso i meccanismi della memoria. I suoi lavori sollecitano la
partecipazione creativa degli interpreti che si trovano ad inventare un
linguaggio immaginario ambiguo e spesso divertente che evoca l’origine della
lingua in un furore enunciativo che precede il “senso”.
La Biennale Musica ha costantemente
testimoniato il percorso di questo singolare compositore invitandolo fin dal
1972, anno in cui presentò Ascoltare
stanca, emblematico della sua poetica.
Figura eccentrica
della scena europea per la particolare commistione fra musica e teatro, il regista
elvetico Christoph Marthaler ottiene il Leone d’oro alla carriera
secondo il direttoreÀlex Rigola “per
la ricerca di un linguaggio personale. Per il suo lavoro musicale in spettacoli
in cui apparentemente la musica non appare. Per il suo senso dell’umorismo. Un
senso dell’umorismo sempre intelligente che permette di unire tragedia, dramma
e commedia in un unico mondo. Perché ci fa sognare da svegli. Per la fantastica
creazione di spazi scenici unici creati in collaborazione con l’immancabile Anna
Viebrock, una delle migliori scenografe della storia del teatro. Per la sua
capacità di porre davanti a uno specchio la società europea lasciando che osservi
la miseria e la meschinità dell’umanità che ci caratterizza e che ci sa raccontare
così bene”.
In
passato il riconoscimento alla carriera per la Danza era stato attribuito a Merce Cunningham (1995), Carolyn
Carlson (2006), Pina Bausch (2007), Jirí Kylián (2008), William Forsythe (2010), Sylvie Guillem (2012),
Steve Paxton (2014); il riconoscimento alla carriera per il Teatro era stato attribuito a Ferruccio
Soleri (2006), Ariane Mnouschkine (2007), Roger Assaf (2008), Irene Papas (2009), Thomas Ostermeier (2011),
Luca Ronconi (2012), Romeo Castellucci (2013), Jan Lauwers (2014); il
riconoscimento alla carriera per la Musica
era stato attribuito a Goffredo Petrassi (1994), Luciano Berio (1995),
Friedrich Cerha (2006), Giacomo Manzoni (2007), Helmut Lachenmann (2008),
György Kurtág (2009), Wolfgang Rihm (2010), Peter Eötvös (2011), Pierre Boulez
(2012), Sofija Gubajdulina (2013), Steve Reich (2014).
Venezia,
30 marzo 2015
Cenni biografici
Anne Teresa de Keersmaeker(Mechelen – Belgio, 1960) – Formatasi al Mudra di
Maurice Béjart a Bruxelles e alla Tisch School of Arts di New York, del 1982 è
il suo primo successo internazionale: Fase,
quattro movimenti sulla musica di Steve Reich. Nel 1983 fonda a Bruxelles la
compagnia Rosas, che debutta con Rosas
danst Rosas, seguito nel 1984 da Elena’s
Aria (su registrazione di arie cantate da Caruso), in cui impiega per la
prima volta testi parlati e sequenze di film, e da Bartók/Aantekeningen (1986). Del 1987 è Verkommenes Ufer/Medeamaterial Landschaft mit Argonauten (un lavoro
di teatrodanza basata su scritti di Heiner Müller), al quale si sono aggiunti,
anno dopo anno, molti altri lavori, fra cui Drumming
(1998), Quartett e I
said I (1999), In Real Time
(2000), Rain (2001, presentato alla
Biennale Danza), Bartók/Beethoven/Schönberg
Repertory Evening II (2006), Keeping
Still (2007), The Song (2009) e
il recentissimo Partita 2, che l’ha
vista in scena insieme a Boris Charmatz. Nel 1992 Rosas è divenuta compagnia
residente al teatro La Monnaie di Bruxelles, dove resterà fino al 2007; da
allora de Keersmaeker ha lavorato alla realizzazione di un repertorio e alla
fondazione di una nuova scuola di danza contemporanea, P.A.R.T.S. (Performing
Arts Research & Training Studios), divenuta attiva nel 1995 e premiata nel
2010 dalla Biennale di Venezia con il
Leone d’argento. Nel 1992 il cortometraggio in bianco e nero Rosa – coreografia di de Keersmaeker su
musiche di Bartók – del regista Peter Greenaway ha partecipato alla 49. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Nella
sua carriera de Keersmaeker annovera anche tre regie di teatro musicale: Il castello di Barbablù di Béla Bartók
(1998), I due Foscari di Giuseppe
Verdi) (2003), Hanjo di Toshio
Hosokawa (2004).
Georges Aperghis(Atene, 1945) vive
e lavora a Parigi dal 1963. Dopo i primi lavori di teatro musicale da camera (La
tragique histoire du nécromancien Hiéromino et de son miroir, 1971) e non (Pandæmonium
da Diderot, 1973; Histoire de loups da Freud, 1976), che lo impongono
all’attenzione di pubblico e critica, fonda nel 1976 a Bagnolet l’Atelier
Théâtre et Musique (ATEM), con cui hanno collaborato musicisti come Jean-Pierre
Drouet e attori come Michael Lonsdale. Da allora, la sua produzione si è
articolata in tre filoni fondamentali: quello del teatro musicale, dove tutti
gli elementi (vocali, strumentali, gestuali, scenici) sono trattati sullo
stesso piano e contribuiscono autonomamente alla drammaturgia. Dal ’76 (La
bouteille à la mer) al ’97, anno del suo abbandono dell’ATEM, si contano
più di 20 spettacoli di questo tipo (Conversation, 1985; Enumérations,
1988; H, 1992; Sextour, 1993
etc.), proseguiti dopo il ’97 con formule ancor più versatili (Paysage sous
surveillance, 2002, su testo di Heiner Müller). Nel secondo filone
confluiscono i lavori vocali e/o strumentali che spesso introducono aspetti
teatrali, a volte semplicemente gestuali, nel tessuto del brano, senza aspirare
però necessariamente a una dimensione scenica, ma definendo tutto attraverso la
scrittura; tale dominio, abbandonato quasi totalmente negli anni ’80, è tornato
in auge nel decennio successivo, fino all’ampio oratorio Die Hamletmaschine (2001, ancora da Heiner Müller). L’opera,
ovvero il terzo filone, può essere considerata una sintesi dei primi due,
poiché l’elemento con-federatore è determinante e la componente vocale il
vettore principale dell’espressione. Fra le opere realizzate: Jacques le
fataliste (1974, da Diderot), Je vous dis quee je suis mort (1978,
da Poe), Tristes tropiques (1996, da Levi-Strauss), Avis de tempête,
libretto dell’autore e di P. Szendy, prima assoluta all’Opéra di Lille nel
2004. Nel 2010 ha realizzato le musiche e la regia diTourbillonsd’Olivier Cadiotper ilThéâtre du Rond-Point.Suoi lavori vocali (il ciclo delle Récitations)
e strumentali sono incisi su Cd Montaigne.
Christoph Marthaler(Erlenbach – Svizzera, 1951) – Nato nel 1951 a
Erlenbach, nel cantone di Zurigo, studia musica, principalmente oboe e flauto.
Muove i primi passi nel mondo del teatro a Parigi, dopo il maggio ’68,
frequentando la scuola di teatro di Lecoq. Ispirato da questi due universi
artistici, crea spettacoli dove musica e parole sono in dialogo continuo, come Indeed, il primo di una lunga serie
(Zurigo, 1980). Negli anni ’80, quasi tutti i più grandi teatri di lingua
tedesca (Deutsche Schauspielhaus Hamburg, Burgtheater Wien, Staatstheater
Stuttgart, Schauspielhaus Düsseldorf, Staatsschauspiel München, Schauspiel Bonn
e Schauspielhaus Zürich) gli commissionano progetti musicali per il teatro,
fra cui si ricordano: Blanc et Immobile,
un progetto su Eric Satie con due pianoforti, un contrabbasso una voce e
quattro attori; Vexations,
un’interpretazione della composizione di Eric Satie (durata 24 ore) nell’ambito
del Zürcher Minimal Festival (1985); Ribble
Bubble Pimlico, serata dedicata a Kurt Schwitters, con musicisti e attori
del Zürcher Schauspielhauskeller (1988).
Nel 1988 Marthaler
inizia il suo lavoro al Teatro di Basilea. Di questi anni sono: Ankunft Badischer Bahnhof (Arrivo alla stazione Baden), progetto per attori e
musicisti, nell’ambito del
cinquantenario della “Notte dei cristalli” (1988); Wenn das Alpenhorn sich rötet, tötet, freie Schweizer, tötet …ein Abend
über Soldaten, Seviertochter und ihre Lieder (Quando il corno alpino si
tinge di rosso, uccide, svizzeri liberi, uccide…una serata su soldati, figlie
di camerieri e le loro canzoni), presentato
nell’ambito del referendum per l’abolizione dell’esercito svizzero al
teatro di Basilea (1989); la rappresentazione diventata leggendaria Stägeli uf, Stägeli ab, juhee! per
attori e musicisti (1990), in occasione della commemorazione dei 700 anni della
Confederazione Elvetica. La rappresentazione di Murx den Europäer! Murx ihn! Murx ihn! Murx ihn ab! (Uccidi
l’europeo! Uccidilo! Uccidilo! Uccidilo! Fallo fuori!) è realizzato
indipendentemente dal Teatro di Basilea, con attori della Volksbühne di Berlino.
Dal 2000 al 2004 dirige
la Schauspielhaus di Zurigo. Di questo periodo si ricordano: Groundings (2004), una corrosiva
denuncia politica su molti aspetti della Svizzera contemporanea; Die Fruchtfliege (2005), ambientato in
un futuro in cui i sentimenti umani, ormai perduti, sono oggetto di una
grottesca indagine scientifica; Papperlapapp
(2010), nato nel suo ruolo di artista associato al Festival di Avignone; King Size
e Letzte Tage e Ein Vorabend 82013).