Cultura. A Palazzo Marino Raffaello e la “Madonna Esterhazy” per un Natale all’insegna della grande arte

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La mostra sarà aperta al pubblico con
ingresso gratuito dal 3 dicembre all’11 gennaio 2015

Milano, 2 dicembre 2014 – Il Comune di Milano rinnova
anche quest’anno l’appuntamento con i capolavori d’arte per offrire alla città,
durante le feste di Natale, un incontro speciale con la bellezza. Dal 3 dicembre
2014 all’11 gennaio 2015 infatti, nella sala Alessi a Palazzo Marino, la
cinquecentesca sede del Comune di Milano, verrà ospitata la Madonna
Esterházy
di Raffaello, splendida
opera del genio del Rinascimento proveniente dal Museo delle Belle Arti di
Budapest (Szépmûvészeti Múzeum).
Un
prestito che conferma la consolidata collaborazione tra il Comune di Milano e il
Museo, che vedrà, nel prossimo futuro, la realizzazione di altri importanti
progetti.

Posta sotto l’Alto
patronato del Presidente della Repubblica Italiana e patrocinata dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, promossa dal Comune di Milano,
Intesa Sanpaolo e la Rinascente, l’iniziativa è realizzata da Palazzo Reale e
dal Museo delle Belle Arti di Budapest in collaborazione con le Gallerie
d’Italia di Piazza Scala, curata da Stefano Zuffi e organizzata con la
collaborazione di Arthemisia Group.

“Anche quest’anno Palazzo Marino sarà la sede, per oltre
un mese, di una mostra gratuita straordinaria, mantenendo una tradizione a cui
milanesi, scolaresche e turisti sono affezionati
– dice il sindaco
Giuliano Pisapia
–. È il regalo di Milano alla città. La Madonna
Esterházy di Raffaello, dipinto prestigioso proveniente dal Museo di Budapest, è
un’opera che farà emozionare il grande pubblico sempre più numeroso.
L’allestimento, che prevede l’esposizione di altri due dipinti dell’arte
rinascimentale milanese, accompagnerà i visitatori attraverso nuove suggestioni.
Grazie alla collaborazione tra pubblico e privato rinnoviamo un appuntamento
imperdibile”.

“Una
prestigiosa anteprima d’arte e una scommessa vinta
– dichiara l’assessore
alla Cultura Filippo Del Corno
. Questa mostra affonda le radici nella
nostra tradizione culturale e artistica, milanese e italiana, agganciandosi in
modo ineludibile al genio di Leonardo e alla sua pittura e, al tempo stesso,
rappresenta il risultato di una nuova alleanza tra pubblico e privato,
conquistato da una proposta di grande valore artistico, scientifico e storico,
capace di mettere in relazione l’opera di Raffaello, ‘protagonista’ della
mostra, con altre due opere milanesi, anche in virtù di un allestimento
raffinato in grado di farle dialogare tra loro. Uno splendido modo per iniziare
il 2015 insieme a tutta la città”.

“L’incontro nel periodo natalizio con un capolavoro
dell’arte universale è diventato per i milanesi un appuntamento ormai
tradizionale e irrinunciabile
– asserisce Giovanni Bazoli presidente del
Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo
–.
Intesa Sanpaolo assicura con il suo sostegno la
continuità dell’iniziativa, che quest’anno offre ai cittadini e ai turisti la
possibilità di ammirare a Palazzo Marino – a pochi passi dalle Gallerie di
Piazza Scala, dedicate alle collezioni dell’Ottocento e del Novecento della
Banca – un’opera giovanile e luminosa di Raffaello, proveniente da Budapest e
poco conosciuta in Italia.

Questo progetto espositivo anticipa i grandi eventi che
vedranno Milano imporsi all’attenzione del mondo anche come città d’arte,
nell’imminente semestre di Expo 2015”.

“Quando abbiamo saputo che Milano rischiava di non poter
offrire il consueto appuntamento di dicembre con l’arte a Palazzo Marino,
dice Alberto Baldan, Amministratore Delegato de la
Rinascente
ci è sembrato naturale rivolgerci all’Assessore alla
Cultura per dare il nostro sostegno.

La Rinascente è parte della vita di Milano da 150 anni.
Ha sempre fatto della partecipazione alle attività del territorio un capitolo
essenziale della sua storia, insieme alla volontà di proporre a tutti i
cittadini esperienze che vadano oltre lo shopping verso un entertainment di
qualità, di cui l’arte è senz’altro l’espressione più alta.

Siamo quindi felici e onorati di collaborare con
il Comune di Milano per offrire ai milanesi, e non solo, la possibilità di
conoscere questo capolavoro giovanile di Raffaello”.

L’opera

Nella storia dell’arte italiana, nel cuore del Rinascimento,
c’è stato un momento davvero particolare: siamo a Roma nel 1508 e, a poche
decine di metri di distanza, Raffaello e Michelangelo hanno iniziato a dipingere
i loro massimi, rispettivi capolavori,  le Stanze del Vaticano e la volta della
Cappella Sistina. È “l’alba del giorno più bello della pittura italiana”, ha
commentato il curatore Stefano Zuffi. E questo giorno inizia proprio con la
Madonna Esterházy.

Il dipinto
infatti, raffinatissimo e solare, raffigura la Madonna col Bambino e san
Giovannino e segna esattamente la conclusione del fondamentale periodo trascorso
da Raffaello a Firenze, con la decisione di trasferirsi a Roma. Come nella
pagina di un personalissimo diario, Raffaello ci mostra questo decisivo
passaggio direttamente nel dipinto stesso: la composizione infatti si ispira in
modo esplicito a Leonardo, conosciuto e studiato attentamente da Raffaello
durante i quattro anni passati a Firenze; ma sullo sfondo appaiono i ruderi del
Foro Romano, dipinti con precisione topografica, a riprova di una conoscenza
diretta e di una serena e convinta “immersione” nella classicità.

Considerando che non se ne conosce un
committente o una destinazione antica, tutto lascia pensare che Raffaello
l’abbia sempre tenuta con sé, come la memoria tangibile della scelta
fondamentale della sua carriera: un’opera intima, dunque, quasi segreta. La
tavola, infine, non è del tutto compiuta, mancando di alcuni ritocchi propri
dell’ultima stesura.

La
mostra e il dialogo con le opere milanesi

La Madonna Esterházy viene “accolta” in Sala Alessi da altri
due dipinti milanesi, simili per soggetto e per epoca: la Vergine del
Borghetto
, senza dubbio la migliore copia antica della Vergine delle
rocce
di Leonardo rimasta a Milano, concessa dall’Istituto delle Suore
Orsoline e attribuita a Francesco Melzi; e la Madonna della rosa di
Giovanni Antonio Boltraffio, prestito del Museo Poldi Pezzoli: sarà così
possibile osservare le evidenti affinità nelle espressioni dei volti e nelle
pose dei personaggi, ma anche le profonde differenze nella concezione del
paesaggio e delle luci, mettendo direttamente a confronto l’interpretazione di
Raffaello e quella dei seguaci milanesi di Leonardo.

L’arrivo a Milano di questo capolavoro, in cui Raffaello
elabora in modo geniale gli spunti ricavati da Leonardo, sollecita
necessariamente una riflessione sulla diversa interpretazione degli stessi
riferimenti in ambito lombardo
”, ha sottolineato il curatore Zuffi.

Anche per questo il progetto di
allestimento, curato dall’architetto Corrado Anselmi, interpreta il tema
compositivo del triangolo, che riproduce la disposizione geometrica delle figure
della Madonna Esterházy e che è uno degli aspetti più evidenti della
attenzione posta da Raffaello ai modelli di Leonardo. All’interno della
struttura espositiva, i dipinti sono disposti secondo un percorso di visita che
rende chiari rimandi e differenze.

Per epoca e per stile, inoltre, la Madonna Esterházy
si colloca in modo perfetto tra i due capolavori di Raffaello presenti da secoli
nei musei di Milano: lo Sposalizio della Vergine di Brera (1504) è lo
snodo tra l’attività giovanile e il trasferimento a Firenze; il cartone della
Scuola di Atene
(1509), tesoro inestimabile dell’Ambrosiana, segna invece
l’eccezionale “laboratorio creativo” della Stanza della Segnatura.

La storia: i collezionisti e le
disavventure

La Madonna
Esterházy si affaccia nella storia e nella cronaca all’inizio del XVIII secolo,
quando viene donata da Papa Clemente XI Albani a Elisabetta Cristina di
Brunswick-Wolfenbuttel, futura moglie dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo.
Elisabetta Cristina era la madre dell’imperatrice Maria Teresa, che a sua volta
donò la tavola di Raffaello al conte Wenzel Anton von Kaunitz, figura di spicco
nella politica imperiale. Alla morte di Kaunitz (1794) il dipinto passò infine
agli Esterházy e da qui al Museo delle Belle Arti di Budapest.

La mostra è anche l’occasione per
ricordare le vicende drammatiche, ma anche il “lieto fine”, del furto avvenuto
presso il Museo di Budapest nel 1983, considerato il più clamoroso furto d’arte
dai musei del XX secolo. Approfittando dei lavori di restauro della sede
museale, un gruppo di malviventi italiani, su commissione di una magnate greco,
trafugò sei opere d’arte italiana, fra cui appunto la Madonna Esterházy.
I capolavori sono stati successivamente ritrovati dai Carabinieri del nucleo
recupero di opere d’arte italiano in un convento dismesso in Grecia, e i ladri
sono stati identificati e arrestati.

Dopo questo episodio, la tavola di Raffaello è stata
sottoposta a indagini accurate e delicatamente restaurata.

Le visite

L’ingresso alla sala Alessi e le visite guidate alla mostra
sono completamente gratuite.
I
visitatori saranno ammessi alla mostra in gruppi, accolti da esperti storici
dell’arte coordinati da Civita, che faranno da guida al percorso
espositivo.

Catalogo
Skira

Nel catalogo della
mostra sono previsti contributi specifici riguardanti il collezionismo, il furto
e il restauro. La pubblicazione si configura così come la prima completa
monografia critica sull’opera.