Bluè Jazz Night – PANCHO RAGONESE QUARTET “THE THRUST” in concerto al BLUE’ di Cernusco sul Naviglio Giovedì 27 Febbraio 2014 alle 21.30

PANCHO RAGONESE QUARTET “THE THRUST” in concerto al BLUE’ di Cernusco sul Naviglio Giovedì 27 Febbraio 2014 alle 21.30

Pepe Ragonese: tromba
Giovanni “gb” Giorgi: batteria
Pancho Ragonese: piano
Marco Vaggi: contrabbasso
“The Thrust” come nucleo creativo e umano gode della stima e della partecipazione, sia live che su disco, di ottimi musicisti e nomi di primo piano nel panorama jazz nazionale ed internazionale come: Linley Marthe (Zawinul Syndicate), Stefano Di Battista, Sergio Cocchi, Emanuele Cisi, Dario Deidda, Marco Vaggi e Gigi Cifarelli.
E’ quindi in nome della continua evoluzione che i fratelli Ragonese e Giovanni Giorgi portano avanti ormai da dieci questa band. Che si tratti di evoluzione dal punto di vista della ricerca sonora e nella produzione, che si tratti di un accrescimento nella profondità compositiva, andare avanti ed esplorare è la parola d’ordine.
All’insegna del dare a chi ascolta, sia live che su disco, la freschezza delle proprie emozioni, frutto di una vita in cui nulla sia dato per scontato.

“Little Wonder” è il titolo del nuovo disco della band The Thrust, che dopo “we love u” (uscito nel 2006 per Lifegate Music), trova in una dimensione semiacustica con contaminazioni elettroniche il giusto viatico comunicativo per le composizoni dei tre membri fondatori: Pepe Ragonese, Giovanni Giorgi e Pancho Ragonese.
Diventa riduttivo ricondurre i tre al loro solo strumento, avendo composto, arrangiato, e prodotto in ogni sua parte questo nuovo lavoro.
Se con il primo album si esploravano i beat più legati alla tradizione del jazz elettrico con le sue derivazioni più contaminate (si pensi agli anni ’70 di Hancock e Davis, ai Jazzmatazz di Guru…), in “Little wonder” la voglia di “modernità” porta la band ad affacciarsi su nuovi versanti, nella ricerca dell’essenzialità e nel far convivere elettronica e raffinati arrangiamenti d’archi, che vanno ad attingere ispirazione da grandi maestri d’arte come Vince Mendoza e Charlie Haden.
Jazz quindi spostato dalla sua classicità, con forme e strutture non rigide; significativa la scelta di inserire in scaletta un brano come “Little wonder” di David Bowie (unica cover del disco), in cui si passa dall’esposizione tematica a un interplay ai limiti del free per tornare ad un mondo notturno.
Nello scorrere dei brani, tutte composizioni originali ad opera dei tre leader, troviamo innesti elettronici, world, jazz. Il tutto al servizio del “suono”, ricercato ed elaborato meticolosamente.