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Home page Eventi Refugees con Ugo Bentivegna, Claudia Koll e Valeria Contadino – Teatro Quirino (27 aprile 2015)
Aggiornato il 12/08/202126/04/2015Eventi

Refugees con Ugo Bentivegna, Claudia Koll e Valeria Contadino – Teatro Quirino (27 aprile 2015)

Iaphet Elli

 “REFUGEES”

Valeria Contadino

Ideato e diretto da

Ugo Bentivegna

Teatro Quirino

Vittorio Gassman

Via
delle Vergini, 7 – 00187 Roma

27 Aprile 2015

Ore 20,30

Reading a cura di

Claudia Koll

Valeria Contadino

Ugo Bentivegna

Aiuto Regia

Letizia Dalla Nora

Liberamente Tratto
da

“La notte della
fuga”

Avagliano Editore

A cura del Centro
Astalli

Adattamento Testi

Donatella Parisi

Con la
partecipazione di

Agnese Allegraballerina e cantante

Enrica Arcuricantante

Vito Blasicoreografo e ballerino

Marco Ciardocompositore e musicista

Stefano Grilloattore

Tecnico Audio/Luci

Silvia Crocchianti

Immagini

Iaquoneattili Studio

Scene e costumi

Erminia Palmieri

Organizzazione

Vincenzo Pennacchio

Con il Patrocinio dell’Autorità
Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

“…Hanno
provato a toglierci anche le parole, a renderci muti in una terra senza suoni
…”

Nisam (Kurdistan)

“Refugees”
è nato con lo scopo di dar voce a coloro che voce non hanno: i Rifugiati.
Questo termine, spesso usato impropriamente, include diverse tipologie di
persone note o sconosciute, ma pur sempre esseri umani segnati da un destino
avverso.

Lo spettacolo è realizzato con il coinvolgimento degli
ex allievi della Star Rose Academy (www.starroseacademy.com), diretta da Claudia Koll:
una significativa esperienza per i giovani che perseguono con passione questo
percorso artistico, una concreta opportunità per la realizzazione del loro
sogno.

Attraverso quattro storie vere tratte dal libro “La notte della fuga”, edito da Avagliano Editore e curato dal Centro Astalli, “Refugees” vuole
rappresentare simbolicamente la figura del rifugiato tipo. Dopo una consulenza
con la scrittrice, Donatella Parisi, si è optato per un adattamento teatrale
delle vicende che hanno come protagonisti ragazzi provenienti dal Kurdistan,
dalla Colombia, dalla Mauritania e dalla Repubblica Democratica del Congo, giunti
a Roma e legati dallo stesso destino.

Le suggestioni ed emozioni trasmesse dalla fusione
di prosa, danza, canto, musica e immagini, stimolano a riflettere e
immedesimarsi.

Suoni, corpi, silenzi e immagini accompagnano il
racconto, arricchito dalle testimonianze di rifugiati celebri,  affidate alla voce di Valeria Contadino, come: Gesù, Miriam Makeba, Isabelle Allende,
Albert Einstein,  Rudolf Nureyev.

Cuore dello spettacolo sono le quattro storie raccontate
da  Claudia
Koll e Ugo Bentivegna
, accompagnate al pianoforte da Marco Ciardo,  con interventi canori di Enrica Arcuri
che   interpreta classici come: “The Bridge” di
Elton John, “Solo per te” dei Negramaro, “Io non ho paura” di Fiorella Mannoia,
“Sailing” di Rod Stewart, e le coreografie di Vito Blasi e Agnese Allegra.

A Stefano
Grillo
è affidata una lettura dei dati del processo migratorio in Italia e
nel mondo, che evidenzia l’attualità di un fenomeno universale che trova le sue
radici in un lontano passato.

Ed è al passato che si rifà un’ultima storia,
l’unica a essere interpretata e a trovare origine dalla fusione di alcune
testimonianze dello scorso secolo: quella di Maria.

Ad interpretare Maria, è Valeria Contadino che ci
riporta alla figura dell’italiano emigrante in Argentina nei primi anni del
Novecento: metafora dell’attuale esodo al quale assistiamo tutti i giorni con
gli sbarchi a Lampedusa.

Il racconto, si traduce nella scoperta della
protagonista di una sorta di ritmo, un “ritmo della vita”, che coinvolge non
solo le persone immigrate o autoctone, ma l’intero genere umano. Riuscire a cogliere
questo ritmo “universale” è sentirsi partecipi di una comunità, che è quella
umana. La pulsazione che Maria percepisce è quella di un’appartenenza che dia
un’identità condivisibile capace di accogliere le singole differenze. 

Il racconto si evolve trasformandosi in un ballo:
il tango, espressione tangibile di una fusione armoniosa di musica e danza che
si traduce visivamente in quel “ritmo” di cui narra la storia.

Lo spettacolo si conclude con un inedito reportage
fotografico sugli sbarchi degli immigrati a Lampedusa, accompagnato dalle note
iniziali di “Gracias a la vida”.

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