Presentato “Napoli in bocca” nella sua location più idonea

Presentato
“Napoli in bocca” nella sua location più idonea

da sin. Mondadori, Csaba dalla Zorza e Esposito

Nella
pizzeria di via San Carlo a Napoli un enorme successo

Il
libro edito da
Francsco
Mondadori “Napoli in bocca”,

di cui è autrice della rielaborazione di un vecchio volume di
ricette classiche napoletane la scrittrice, conduttrice televisiva e
chef diplomata alla scuola parigina Le Cordon Blu,
Csaba
dalla Zorza
,
ha riscosso la grande attenzione della numerosa stampa accorsa
all’invito ricevuto per la conferenza di presentazione ospitata dalla
pizzeria omonima al titolo del libro che difronte al Teatro di San
Carlo da tre anni proietta, nel mondo, la buona cucina napoletana
insieme alla tradizionale pizza. Il volume, che come afferma
l’autrice Csaba dalla Zorza, presente all’evento napoletano, “non
è un ricettario, è quasi un romanzo gastronomico, che racconta la
cultura di un popolo attraverso gli usi e costumi della buona
tavola”, ha confermato dopo le presentazioni in Tv -Rai Uno e
altre, d’essere qualcosa di veramente diverso dalle numerose
pubblicazioni sulla cucina. Questo grazie anche alla location
ospitante l’evento che attraverso il suo titolare
Antonio
Esposito
,
ha voluto offrire agli ospiti l’immediato riscontro di quanto esposto
nel libro con degustazioni culinarie degli autentici e tradizionali
piatti napoletani, insieme alla realizzazione de visu dello storico
impasto a mano della pasta per pizza che ha poi fatto anche gustare
ai presenti.
Csaba
ha
con grande spirito di espansione del suo fare, scritto questo libro
dal volume napoletano di cucina consegnatole allo scopo dall’editore
Francesco Mondadori, tutto in napoletano autentico che per lei veneta
è stata una grande difficoltà comprendere in tutti i suoi termini,
ma il napoletano è una lingua e le lingue occorre conoscerle e Csaba
ha approfondito il suo scibile e così un po’ costretta ed un po’ con
piacere ha interpretato scritti e versi di Guido Cesare Cortese, G.
Battista Basile, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Gino
Maringola, Eduardo De Filippo ed altri e riportandoli nel suo libro
insieme alle ricette della tradizione napoletana trascritte nella
madre lingua e tradotte in italiano ed inglese.

Un
libro che
Rodo
Santoro

ha realizzato senza foto, ma con illustrazioni di vecchi venditori
ambulanti che aiutano tanto a capire la filosofia dell’accompagnarti
in un viaggio culinario con altra angolazione così come vuole lo
spirito dell’autrice e dell’editore. Felicissima di essere a Napoli e
di presentare il suo libro nella sua sede più idonea, Csara, ha
voluto ricordare le perplessità iniziali e le difficoltà
successive, mirabilmente superate che ha avuto nel lavoro di
realizzazione della sua opera. La dalla Zorza ha affermato: “Devo
dire che il libro, scritto in tre lingue, napoletano, italiano ed
inglese, rappresentava una difficoltà, in primis perchè un racconto
talmente differente da quelli che tratto negli altri miei tredici
libri che ho scritti e poi perchè

è
stato il fare un restauro di un libro che per me è da definirsi
un’opera
d’arte

in
quanto in esso si racconta la storia di tante persone. Queste persone
sono le donne napoletane che alla fine dell’800 si trovavano con
mezzi molto diversi da quelli che possiamo possedere oggi, senza
aiuti di apparecchi elettrici, senza la possibiltà di chiamare un
fornitore per ordinare ingredienti occorrenti alla cucina, ma con la
sola possibilità di andare al

mercato o cogliere quello che l’orto offriva, tutti prodotti
stagionali, e con pochissimi ingredienti preparare tanti piatti
diversi, senza mezzi economici ne tecnologici, ma con tanto intuito e
bravura personale. Un libro che mi ha fatta ritrovare a fare una
grande fatica a causa delle difficoltà di lingua, ma mi ha fatto
imparare tanto, proprio perchè mi ha impegnata tantissimo e mi ha
portata a ricordare le parole che mi diceva mia nonna ricordandomi
che quando
fai fatica nella vita

e non solo in cucina, poi
il risultato ha un sapore migliore

e pensando alla parola, sapore,
noto che in Napoli in bocca c’è sempre. Questo
cibo, che è una festa,
però
non bisogna sprecarlo e non intendo solo nel senso di lasciarlo nel
piatto ma anche in relazione al mangiarlo con superficialità. Le
prime difficoltà che ho incontrate è stato un cibo così diverso,
una cucina talmente diversa da quella alla quale sono abituata, poi
la traduzione dal napoletano per la quale ho ricevuto un validissimo
contributo ed impegno da parte di Chiara
Lima

figlia di Mamma Agata (Agata Amato), che con la genitrice ha una
scuola di cucina a Ravello da dove danno scuola dell’eccellenza
della cucina amalfitana e campana”. A termine una domanda a Csaba,
che in conferenza stampa ha detto di avere origini venete e di
dividere questa regione con Milano città dove vive, nasce spontanea
per chiederle se pensa che possa esserci qualcosa che lega la
gastronomia della Campania a quella del Veneto. Csara ha risposto:
“Pur essendo per metà veneta, devo ammettere, e non me ne vogliano
i veneti, che la cucina napoletana è tanto meglio di quella veneta.
Forse possiamo trovare un legame nella cultura degli aperitivi. Da
noi in Veneto abbiamo tanti piccoli cicchetti che precedono la
pietanza e mi son resa conto che anche nella cucina napoletana ci
sono tante cosine che precedono il primo piatto per far sentire
gradito l’ospite a tavola. L’antipasto napoletano però devo
riconoscere che è più ricco e si differenzia dalla cucina veneta
che è più noiosa, non a caso quella napoletana è conosciuta in
tutto il mondo perchè buona, verace e degna di essere
internazionale, una cucina semplice, che piace a tutti e parte da
prodotti veramente di una qualità meravigliosa”. Il volere
realizzare un volume, che sta riscuotendo un vero successo, è stata
opera di Francesco Mondadori. L’editore, in conferenza stampa di
presentazione di questo volume, ha voluto ricordare la sua passione
per Napoli avendo vissuto, quindici anni addietro, circa cinque anni
della sua vita a Capri, prima di prendere residenza a Milano per
motivi di lavoro. Mandadori ha espresso tutta la sua gioia di aver
potuto realizzare da editore, ruolo che da ragazzo certamente non
sapeva che avrebbe intrapreso, questo libro che sempre aveva sperato
e creduto di poter concretizzare, oltremodo con la sua casa editrice
che crede nel timing dei prodotti e nella loro valorizzazione.
Mondadori ha infatti affermato: “anche se avevo da tempo in
programma la realizzazione di questo libro, ho atteso il suo timing
facendolo giungere nelle librerie in un momento di particolare
riscoperta per il genere di cucina che propone”. Pubblicato in
giugno, per cogliere anche il momento Expo, la voluta scelta della
particolare carta paglia che ricorda quella del cuppetiello nel quale
venivano servite le chicche della friggitoria napoletana notissima
perché con pochi soldi riesce a soddisfare alla pari di un intero
pranzo, come anche la mancanza di foto, ma al contrario tante
illustrazioni, rappresentano, insieme alla descrizione delle ricette,
momenti da vivere in compagnia di un percorso storico di piatti
napoletani dall’antipasto al dolce ed ovviamente alla pizza che
l’originale libro spinge a mettere in campo per realizzare un
gustoso pranzo per molti dimenticato. Le ricette contenute in “Napoli
in bocca” sono quasi una scusa per portare il lettore ad
intraprendere un viaggio nella cultura culinaria napoletana con
immagini di venditori ambulanti e tutta una storia da riscoprire del
buon mangiare che la città partenopea offriva. Il presentare “Napoli
in Bocca” nella pizzeria omonima di Antonio Esposito, che ha anche
un attiguo suo locale di proposizione d’acquisto delle eccellenze
campane dalla pasta artigianale ai prodotti caseari e tanto altro, in
via San Carlo a Napoli, proprio difronte al Teatro di San Carlo che
rappresenta uno dei tanti simboli di cultura e storicità della
regione che ha il vanto di averli, ha assunto anche il valore di
essere un libro dagli aspetti culturali per il voler riportare alla
luce le origini di un popolo che vanta essere stato artefice di una
Campania Felix. A tal proposito è stato chiesto direttamente a
Francesco Mondadori se intendeva esprimere questo ultimo parere che
abbiamo notato e lui ci ha risposto: “ Lei coglie esattamente nel
segno, il libro si inserisce nella cultura e nella storicità di
Napoli. Le ricette, sono una scusa per portare il lettore veramente
attraverso tutto quello che la cultura napoletana culinaria ha da
offrire”. Infine la grande soddisfazione di Antonio Esposito,
titolare della pizzeria “Napoli in bocca”, per avere ospitato il
volume della scrittrice Csaba dalla Zorza che porta il titolo del suo
locale. Un nome, da lui scelto, come riscatto al tanto di negativo
che molti citano, ed afferma: “Sono una persona che combatte
quotidianamente per dare un’immagine diversa e reale delle tante cose
buone che Napoli possiede e il mio locale, ora anche con un libro
dallo stesso nome, appaga i miei sforzi e mi sprona sempre più nel
proseguire la mia opera culturale per Napoli partendo proprio
dall’autentica enogastronomia. Da noi si cucina molto genuinamente,
i piatti napoletani a mio avviso sono i più buoni al mondo, a
prescindere dal se sono cucinati in modo diverso ed a proposito di
ciò devo dire che tutte le nostre pietanze sono elaborate nel modo
più storico, tradizionale, autentico e genuino possibile. Oggi è
difficilissimo, quasi raro, trovare chi fa l’impasto per la pizza
ancora a mano e mia nonna, a
bottà e’ scoppolòn aret a’ capa
,
mi costringeva a farlo per loro quando ero un ragazzo di sette anni,
ai Ventaglieri a Montesanto, ora mi son detto: ho questa fortuna di
avere imparato involontariamente, per necessità economiche, un’arte
tanto espressiva e collaborativa alla naturale bontà della pizza,
perchè non metterla in atto?. Perchè la mia pizza è tanto buona,
da soddisfare tutti che dopo averla gustata ne fanno un garantito
passaparola? Perchè l’impasto lo faccio solo io e ritengo che anche
un grande e famoso pizzaiolo non potrebbe farlo come me. Se a questo
aggiungiamo la ricerca accurata dei prodotti che utilizzo per le
farciture come il fiordilatte di Matteo Rocco di Agerola, certamente
più caro di altri, viene lampante la preferenza per le mie pizze, ma
a me non importa il costo ed un conseguente minore guadagno,
interessa che il cliente resti soddisfatto e possa uscendo di qui
vantare il nome di Napoli e di quello che si fa a Napoli. Per me e la
mia famiglia questo non è business, ma passione! Proprio perchè
passione, abbiamo l’esigenza di poter aprire ai clienti il nostro
locale, che vanta già tre anni di successi dall’apertura, con i suoi
100/120 coperti, dal lunedì al giovedì fino alle ore 18 mentre
venerdì, sabato e domenica dalle ore 10, con orario continuato, fino
alle 24. Questo anche perchè dato che questa pizzeria- ristorante è
situata difronte al Teatro di San Carlo e quindi nel posto più
turistico di Napoli, vogliamo offrire la possibilità a tutti di
poter visitare Napoli e al tempo stesso pranzare in qualsiasi orario,
offrendo conseguenzialmente una maggiore possibilità occupazionale
per i turni di lavoro che il nostro personale è chiamato a coprire”.