Vorro |
Il brano parla del rapporto col proprio padre filtrato dai
ricordi.
Si mescolano insieme l’aspetto materiale e l’afflato sentimentale
di questo incontro di crescita interiore e fisico. La sintesi a posteriori di un
percorso di vita con i suoi inciampi e limiti e forse con la medesima
sorte.
Per la registrazione ci si è avvalsi
della collaborazione di Lele Battista per i cori, le tastiere e la visione
produttiva. Da menzionare al basso Matteo Cappelletti e alla batteria Carlo
Barone. L’ispirazione
invece viene da Lucio Battisti.
L’album Timidi Occhi Neri Per
Dolci Occhi Chiari da cui il singolo è tratto comprende 10 brani e richiama
il vissuto dei propri genitori attraverso il filtro dei ricordi e di ciò che si
è diventati, nel bene e nel male, anche per l’educazione ricevuta, l’esempio
avuto, lo stato delle cose in cui è stato necessario coesistere. Un volo a
planare su vite intrecciate che si sono amate e graffiate. Un lavoro lungo 7
anni per problemi materiali non certo di ispirazione.
BIO
Nato
a Milano a novembre. Studi di chitarra jazz e violino da autodidatta a partire
dall’età di 14 anni. Ai primi studi musicali subito si è affiancata la scrittura
di canzoni sia dal punto di vista dei testi che della musica.
L’impulso
decisivo alla ricerca compositiva lo ha avuto con la scoperta del genio di Lucio
Battisti nel periodo della seconda metà degli anni settanta. Una intensità di
influenza mai venuta meno e sempre arricchita di nuovi risvolti. Il caso ha
voluto che come suo vicino di quartiere abitasse Alberto Radius, stretto
collaboratore di Battisti, che Giuseppe Vorro conobbe approfondendo negli anni
l’amicizia. Le sue prime esperienze come chitarrista in band pop rock risalgono
alla fine degli anni settanta con proposizioni di brani di Lou reed, Dire
Straits, Rolling Stones, Queen e primi tentativi di composizioni
personali.
Conclusa questa esperienza nei primissimi anni ’80
seguono anni di elaborazione personale, sul fronte della ricerca di una propria
dimensione compositiva. Situazione anche un po’ costretta dalla mancanza di
tempo da dedicare alla dimensione gruppo, in seguito a impegni di tipo
universitario.
Nella seconda metà degli anni ’80 riprende la voglia e la
possibilità di suonare in band. E’ la volta del gruppo Slep, gruppo tra il pop,
il rock e la canzone italiana d’autore e non. Una band a suo modo sperimentale,
che iniziando dalla proposizione di cover per la maggior parte italiane sbarca
su una propria dimensione compositiva, miscuglio tra diversi input musicali
tanti quante le influenze che ciascun componente del gruppo portava. Diversi
concerti in locali e in manifestazioni estive. Diverse registrazioni demo.
Progetto infine conclusosi con la registrazione del brano Veleni nella
compilation Malambro prodotto dal comune di Cologno Monzese con la direzione
artistica di Mino Di Martino ex Giganti.
Con
qualche superstite del gruppo inizia un girovagare, per un paio di anni circa,
tra un’esperienza e l’altra.. Ancora sperimentazioni in diversi gruppi,
esibizioni live (tra cui una al Rolling stones di Milano) e qualche
registrazione di demo.
Inizia l’esperienza solista di cantautore che sfocia
nel 1995 con il CD autoprodotto “In Fede” realizzato con la collaborazione di
Niccolò Lapidari che qualche anno dopo partecipa all’album della Vanoni,
Argilla, come paroliere.
Lavoro solitario poi nel proprio piccolo studio di
home recording provando e riprovando colori, atmosfere musicali, testi e
coltivando la voce. Diversi pezzi hanno preso forma e sostanza da questa
esperienza conclusa poi nel maggio del 1999. Nei primi mesi del 2001 il
risultato di questa esperienza nel secondo CD autoprodotto
“Perlatangente”.
Registrazione con una band pop-rock di un Cd dal titolo
“.exe” nel 2002. Inoltre singolarmente un’altra raccolta di brani scritti negli
anni novanta, che vede la luce nella primavera del 2006 dal titolo “ Se mi trovo
così”. In seguito un altro cd dal titolo “Abbandonati” col gruppo realizzato
nell’anno 2007.
E
ora pubblicato da pochi mesi il nuovo cd in formato trio pop rock dal titolo
“Timidi occhi neri per dolci occhi chiari”.
www.giuseppevorro.it